Un’ex calendarista diventata ministro della Famiglia, una diciottenne di Napoli che tiene compagnia al presidente del Consiglio, una soubrette che veniva scarrozzata in auto blu per i palazzi del potere romano.
Come al solito non ci resta che chiederci dove sia Pasolini. Non ci interessa se la diciottenne napoletana che chiama “papi” il Presidente del Consiglio si limiti ad ascoltarlo mentre canta. Non cambia nulla. Noi sappiamo. Non c’e’ bisogno di essere intellettuali. Noi sappiamo il degrado del Palazzo. Noi sappiamo l’umiliazione che si prova ad essere italiani, la conosciamo, la sentiamo sulla nostra pelle.
Ma lo spazio che era di Pasolini ora lo occupa Alberoni. “Gli uomini con il tempo cambiano, a volte in meglio a volte in peggio”. E quello stesso quotidiano oggi intervista la “bella Noemi”. Il coraggioso intervistatore, Angelo Agrippa, le chiede se sa chi sia Francesco Saverio Nitti. Come se fosse quello il problema. Poi le chiede “Noemi, quando la vedremo in politica, alle prossime regionali?”. Lei risponde che preferisce la Camera dei Deputati. E me lo immagino il sorriso divertito e ironico di Angelo Agrippa. Non si rende conto che è lui in errore a fare quelle domande, non la poveretta che cerca di rispondergli.
Ormai del resto facciamo tutti come Angelo Agrippa. Assistiamo al tracollo con un sorriso tra il cinico e l’ironico. Guardiamo le photogallery del Corriere. Non male la Barbara Matera, gran decolleté. E ogni tanto quasi ci prende un istinto sado maso. Godiamo nel vedere la Santanché che esce dal parlamento con gli occhiali da sole circondata da guardie del corpo alzando il dito medio agli studenti. L’arroganza del potere in fondo affascina. Berlusconi con l’harem nel parco della sua villa in Sardegna, il who’s who del potere italiano all’inaugurazione del Billionaire, il reggicalze della Brambilla, Sottile che si fa portare la Gregoraci in auto blu… Ostentiamo un sorriso ironico, di superiorità. In realtà vorremmo essere Sottile. Ancora di più.Vogliamo essere la Gregoraci. Sappiamo di essere la Gregoraci.
Ahi serva Italia di dolore ostello… non donna di provincie ma bordello.
Non solo sappiamo di essere la Gregoraci, ne proviamo un perverso godimento. Umiliateci. Non vergognatevi più di nulla. Non dovete nascondervi, anzi dovete farcelo sapere, in modo sempre più chiaro, sempre più arrogante. Vogliamo saperlo. Vogliamo vedere le foto.
Però, che decolleté la Barbara Matera!
E se qualcuno vi critica che sia la donna del capo, quella che lui ha trasformato da attrice di film di serie B a maîtresse à penser dell’intellighenzia italiana. Oppure che sia Gianfranco Fini, il suo secondo da 15 anni, quello che lui ha raccolto da un rigagnolo della storia sollevandolo non sulla cima di una spada ma alla terza carica dello Stato. Anche l’opposizione deve essere un esercizio di umiliazione. L’ennesima dimostrazione della vostra vittoria definitiva.
Avete vinto. Prendetevi tutto. Donne, televisioni, governo, opposizione. Il Quirinale.
Noi assisteremo al vostro trionfo.
Poi certo, qualcuno cercherà di fare opposizione politica. Sfigati. I franceschini. Dei perdenti. Ancora convinti che la questione sia il cuneo fiscale. Altri faranno opposizione morale. I travagli. Inconsapevoli strumenti del potere. Essi credono che la gente non sappia, che il potere voglia tenere nascosto, che se la gente sapesse non accetterebbe. E invece è il contrario. La gente sa e il potere ha interesse a far sapere. Il potere è l’afrodisiaco supremo diceva Kissinger. La gente ama il potere, il sopruso, l’impunità. Noi vogliamo sapere, vogliamo invidiarvi, vogliamo farci umiliare, vogliamo godere.
Il vostro potere ci umilia e ci piace ancora di più in quanto sappiamo che non ve lo meritate, e sappiamo che lo sapete anche voi. Sappiamo di esservi superiori e per questo godiamo ancora di più nel farci umiliare. Noi sappiamo chi era Francesco Saverio Nitti. Sappiamo inoltre che voi non lo sapete e sappiamo anche che voi sapete che noi lo sappiamo. E allora il gioco diventa ancora più perverso. Il complesso di inferiorità vi fa ancora più arroganti mentre la coscienza della nostra superiorità ci rende ancora più ansiosi di farci umiliare.
Quando qualcuno scriverà la storia d’Italia di questi anni si accorgerà dell’inadeguatezza degli strumenti solitamente impiegati in questo genere di imprese. Dopo aver riempito centinaia di fogli di inutili analisi politiche, culturali e sociologiche abbandonerà la scrivania e girerà un film sado-maso. Come al solito Pasolini c’era già arrivato.
[...]
L’intelligenza non avrà mai peso, mai
nel giudizio di questa pubblica opinione.
Neppure sul sangue dei lager, tu otterrai
da uno dei milioni d’anime della nostra nazione,
un giudizio netto, interamente indignato:
irreale è ogni idea, irreale ogni passione,
di questo popolo ormai dissociato
da secoli, la cui soave saggezza
gli serve a vivere, non l’ha mai liberato.
Mostrare la mia faccia, la mia magrezza –
alzare la mia sola puerile voce –
non ha più senso: la viltà avvezza
a vedere morire nel modo più atroce
gli altri, nella più strana indifferenza.
Io muoio, ed anche questo mi nuoce.
[...]
(Da: “La Guinea”, Poesia in forma di rosa, in “Bestemmia”
http://www.youtube.com/watch?v=eTbtOMdmM7A
Ti ammiro caro Rocco.
E.
Complimenti, articolo strepitoso!
nice one!
colgo l’occasione per consigliare alla gazzetta dello sport di prendere dea per il suo sito.
loro sanno di essere peggiori eccetera eccetera
Rocco.
Rocco Rocco Rocco.
Gioire del proprio male, gioire della privazione della giustezza ( e non della giustizia), gioire di una superiorità che non è più.
Amare riscaldarsi pensando che noi eravamo duchi prima che loro fossero baroni. Godere, nel senso intimo, quasi fisico, di un errore grossolano, di un décolleté là dove dovrebbe esserci un tacco otto, qualche perla e il capello raccolto.
Crogiolarci nel nostro passato, sapere che sanno che sappiamo, e che siamo sdegnosi.
Decadenza, in una sera Parigina bollente, i lampi di lontano che illuminano la tour Eiffel che a quest’ora è solo spettro.
Decadenza, cercando in dispensa qualche cosa da mangiare e trovandoci una saponetta, sapendo di sapere che la sua confezione di cartone sembra quella del tonno.
E noi che facciamo? Ci mangiamo la saponetta?
fino ad oggi pensavo l’Italia fosse composta di stupidi, disonesti e circa un trenta per cento di gente per bene…
apprendo con sorpresa che la terza categoria sarebbe rappresentata per lo più da sadomasochisti.
che schifezza!!
ma soprattutto… chi cazzo era nitti?
Vittorio, che brutta visione hai avuto fino ad oggi dell’Italia!
E quella che hai oggi, forse un po’ cambiata, è disperata!
L’Italia, l’arte di arrangiarsi, i furbetti, agli stupidi credo poco ma solo perché sono in fondo un ottimista, e ho la tendenza a vedere sempre in rosa.
L’italia, il sorriso, il calore, il colore, lo spirito, la fatica – non sempre ben applicata – per uscire dalle spire di leggi che non sono appropriate, per cercare di stare meglio. L’illusione di non accorgersi del catafascio, l’illusione di volersi credere a posto, volersi attaccare all’idea che facciamo parte di una delle potenze mondiali.
L’altro giorno stavo facendo la spesa, al supermercato c’era un signore italiano con La Repubblica sotto il braccio (mamma mia, mi mancava la scena!), ho tirato gli occhi per leggerne i titoli. In prima pagina Berlusconi. Nessuna lusinga.
Ho comprato il giornale, e ho letto le giustificazioni dei giornalisti all’attuale governo. Giustificazioni, dico bene. a quelli che vengono definiti attacchi dalla stampa estera.
Qua e altrove (in Inghilterra per lo più), si guarda attoniti alla situazione politica italiana. Si guarda attoniti verso un Paese in cui uno fra gli uomini più ricchi è anche a capo del Governo, un Paese in cui il capo del Governo possiede tre reti televisive, per non citare che una fra le lampanti realtà. Il giornalista si giustificava appunto alla luce di queste evidenze, dicendo che era comprensibile che all’estero non ci si facesse una ragione del come mai cio’ sia possibile, solo perché fa parte di una mentalità differente dalla loro.
Bella risposta. Bella fatica.
In Colombia dev’essere lo stesso…