Quando trecento ettari di città antica non ci sono più
Di Alessandro Berni • 9 mag 2009 • Categoria:Siti Internet • Nessun commentoIl post-sisma del 6 Aprile 2009 raccontato da Errico Centofanti, uomo di cultura aquilano, per svelare violenze politiche e d’infomazione che si sono susseguite al terremoto.
Lunedì 6 Aprile 2009 alle 3.32, un terremoto di inaudita violenza ha devastato la città dell’Aquila e decine di borghi della fascia pedemontana meridionale del Gran Sasso d’Italia, ha ucciso 300 persone, ne ha ferito 1.500 e per oltre 65.000 ha reso necessario il ricorso a alloggi di fortuna. Il Terremoto dell’Aquila, che fin dal 13 Dicembre è stato preceduto da centinaia di scosse minori, ha causato la più vasta e radicale distruzione di un’importante città antica dopo quella del Terremoto di Lisbona risalente al 1755.
Sono questi i termini in cui la notizia avrebbe dovuto fare correttamente il giro del mondo, affinché la tragedia verificatasi potesse trovare un’appropriata rappresentazione nonché il presupposto per un suo adeguato risarcimento materiale. Le cose, invece, sono andate diversamente e il terrificante colpo inferto il 6 Aprile da Madre Terra è diventato quasi niente rispetto alle catastrofi successivamente provocate da inettitudine, incompetenza, cinismo e cupidigia di pubblici reggitori, mass-media e registi del più spregiudicato affarismo. (Continua sul quotidiano Abruzzo24Ore)
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Alessandro Berni Alessandro Berni, nacque in Toscana alla fine degli anni ‘970. Morì chissà dove il 16 Gennaio 2108. Formatosi durante l’era del libro cominciò ad far sentire la sua voce attraverso diversi teatri d’Europa ed il sito internet thetamarind.eu già prima della Grande Tenebra. Sopravvisse al morbo OS rifugiandosi dentro un sotterraneo dell’ala est della biblioteca François Mitterand di Parigi. Il mito racconta che durante i tre anni di pandemia non esitò a nutrirsi unicamente di pergamene di carta pecora del ventesimo secolo avanti Galileo Galilei. Si trasferì in seguito sopra un giardino pensile di una comunità hippy a New York, dove venne colpito da un fulmine durante un rito propiziatorio dedicato alla dea Astarte. A seguito di questo incidente, le ossa gli si rimpicciolirono clamorosamente dentro tutto il corpo e dopo due mesi di coma e deliri si risvegliò più basso di 160 cm oltre che completamente glabro. Le calvizie, la statura lillipuziana insieme il suo noto scetticismo nei confronti dell’esistenza di forme intelligenti extraterrestri gli permisero di essere scelto come primo uomo in visita d’onore presso il pianeta Trafalmadore, globo governato da esseri di colore blu alti due mele e poco più. Da là, inviò ebdomadariamente lettere al pianeta Terra. La raccolta di tutti i suoi pensieri sono raccolti nell’antologia intitolata “Sulla luna non si può giocare a bocce”. Vice-sindaco della Via Lattea dal 2081 al 2101, si dimise per ritirarsi con 40 vergini in un asteroide dalle coordinate tempo-spaziali sconosciute. Qui, scoprì che il primo passo verso la beatitudine è la castrazione, in seguito fondò una cover band dedicata a Farinelli ed incise un album che venne scelto da ogni religione come colonna sonora di ogni inferno. Si racconta che con uno starnuto perse il naso quindi morì per diventar leggenda alla vigilia del concerto d’addio alla musica del clone giallo di Michel Jackson, suo caro amico d’infanzia.
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