Che cos’è la sinistra?
Di Giuseppe Luca Moliterni • 5 giu 2009 • Categoria:I valori dei partiti • 6 CommentiApprezzo assolutamente gli sforzi di coloro i quali si impegnano nel cercare di definire la destra in Italia, in quanto tali sforzi provengono essenzialmente dallo schieramento opposto.
L’idea di per sé di definire destra e sinistra mi trova alquanto diffidente, ma visto l’impegno profuso da chi ha ancora quella anacronistica idea di superiorità morale, politica ed etica della “sinistra”, una risposta credo sia necessaria e doverosa, se non altro per equiparare il dibattito e porlo sul contraddittorio, evitando quindi che il tutto assuma il classico “senso unico all’italiana”, elemento sul quale tornerò in seguito.
Ho passato un po’ di tempo ad interrogare me stesso su cosa sia la sinistra in Italia, per poi concludere: “Ah, ma in Italia c’è una sinistra?” Avendo già da ora palesato la mia conclusione si richiede quindi di esporre cosa mi ha indotto ad essa.
Innanzi tutto la sinistra è statica: si è andata ad arroccare su posizioni antitetiche rispetto al pensiero della gran parte degli italiani, reputando che chi non è in sintonia con essa sia naturalmente ignorante, berlusconista, antidemocratica, antiliberale, razzista, velinista. In questo si riconosce tutta la demagogia di minoranza della sinistra italiana. A questo si aggiunge un’altra importante (dis)funzione della sinistra: quella di ergersi a pedagogo del popolo italiano.
Questo elemento richiama naturalmente l’idea presunta citata precedentemente di superiorità morale, etica e politica della minoranza in Italia. I cosiddetti leader della sinistra partono dal presupposto che solo loro abbiano il potere ed il dovere di condurre gli italiani verso “lidi” migliori, attraverso un processo “educativo” che conduce per forza di cose a screditare l’avversario politico, a non tener conto della sconfitta subita (e patita) nel campo elettorale, a fare della lotta contro una persona il tema centrale di tutte le battaglie politiche, a porre quasi necessariamente il tutto sul campo del giustizialismo senza freni. Ridicoli.
Dall’alto della loro “superiorità per forza di cose” (intendo dire che colui che si identifica nella sinistra crede che abbia una superiorità congenita) non hanno ancora capito che la maggior parte degli italiani non sono giustizialisti e vorrebbero una opposizione forte per quanto riguarda i programmi (e non per quanto riguarda gli attacchi diretti ad una sola persona, identificata erroneamente con la destra italiana).
Per farla breve, l’elettorato italiano si sposta sempre più a destra, quanto più vede la sinistra essere statica nelle sue posizioni.
A questo punto credo sia necessario esaminare i vari leader della sinistra italiana. Per puro piacere personale inizio con colui che più reputo il peggiore dei politici italiani: Antonio Di Pietro. Non parliamo qui del suo passato da magistrato, ma ecco, avrebbe fatto un grande piacere alla Repubblica Italiana se avesse continuato la sua carriera in magistratura. Un personaggio così rurale non può che far leva su un populismo talmente greve da essere ridicolo: di certo non il tipo da falce e martello (lungi da me il dargli del comunista), ma visti i suoi atteggiamenti conierei per lui una nuova immagine politica, ossia la zappa e martello, un mix tra sinistra latente (il martello) e ruralità incipiente, un uomo il cui programma elettorale si basa solamente su di un elemento: l’andare contro il Presidente del Consiglio. È questa la sinistra italiana?
Il PD: questo sconosciuto. Sfido chiunque legga questo articolo a definire il PD, sulla base della leadership e del programma. Iniziamo dalla leadership: il buon Veltroni a suo tempo si è assunto un impegno gravoso, essere il leader di un partito in cui troppe anime diverse si affacciano. Un ottimo esempio di leadership fallita. Franceschini invece sta dimostrando di essere un ottimo traghettatore, lo definirei il Caronte del PD. Come vuole la tradizione mitologica, Caronte traghettava solo coloro che avevano ricevuto gli onori funebri. Ebbene gli onori funebri il PD li ha ricevuti eccome: la grande sconfitta elettorale delle elezioni politiche, e le elezioni in Sardegna sono stati degli ottimi commiati.
Non perderò tempo a menzionare i piccoli partiti della sinistra scomparsi dalla scena parlamentare e che stanno tanto affannandosi per tornare in auge. Il Pdl ed il PD hanno fatto di tutto per estrometterli dalla scena, che difficilmente ritorneranno ad avere un ruolo significativo a livello parlamentare, potranno se mai avere un ruolo nelle amministrazioni, ma mai fondamentale.
C’è chi scrive che la destra sia solo Dio, Patria, Famiglia, valori nei quali non si può identificare. Ammettiamo per un istante che tale affermazione sia vera (ma non lo è in quanto riduttiva e, ancora una volta anacronistica), si potrebbe affermare che almeno a destra qualche valore sia rimasto; ma a sinistra? Dimenticavo, in Italia la sinistra non esiste!
Giuseppe Luca Moliterni Giuseppe Luca Moliterni è laureato presso la facoltà di Scienza Politiche R. Ruffilli di Forlì in Scienze Internazionali e Diplomatiche ed in Economia e Politica dell'Integrazione Europea. Ha poi proseguito la sua formazione presso la Sussex University, Brighton – UK, conseguendo un MA in International Relations, per poi spostarsi a Bruxelles, presso il Parlamento Europeo.
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Interessante, una descrizione accorata della visione della sinistra dall’altra sponda.
Purtroppo però l’articolo non risponde minimamente alla domanda, fermandosi allo stesso tiro a segno sulle persone di cui si macchiano, purtroppo, tutte le campagne elettorali che posso ricordare (che poi la ruralità o il martello siano più disprezzabili di un tanga o un telecomando è da dimostrare). A quanto pare è malattia comune, ma tutti scagliano massi.
Da una parte dimostra, ce ne fosse bisogno, una crisi di identità della sinistra (neanche definibile per contrasto), evidenziata dall’egemonia della destra italiana, pronta a farsi automaticamente carico di ogni istanza ideale, dalla sicurezza al sociale, dalla libertà al lavoro.
Dall’altra evidenzia un difetto molto comune agli interlocutori di destra, non avvezzi a ragionare su temi relativi all’ideale: a quanto pare non si attribuisce alcun valore alla sinistra, posizione davvero difficile da dimostrare se non la si butta sul semplicistico od il triviale. Oppure, più probabilmente, non ci si fa caso e ci si adegua in amniera tecnicistica al valore dell’attuale, effettivo ed efficiente, utopie più adeguate alla nostra amata tecnica.
Uno dei motivi per cui, a discapito di tutto, mi sono allontanato dalla destra.
“Il nostro tempo, caro signore, è antifilosofico e vile, non ha il coraggio di dire ciò che ha valore e ciò che non ne ha. E la democrazia, per dirla con parole povere, significa: fai quello che accade.”
La diffirenza tra destra e sinistra sta nel modo in cui si pronuncia questa battuta (da un vecchio film degli anni ‘60): disperazione o compiacimento?
condivido quanto detto da Riccardo. Difficile che tu possa capire cosa singifica la sinstra se ti limiti ad un facile tiro a segno sui partiti che oggi la rappresentano in Italia. Nel mio articolo, evidentemente il tuo obbiettivo polemico, mi sono sforzato di fare l’opposto, cercare di individuare dei valori di destra (valori che non condivido, ma non per questo disvalori) al di la dei partiti e delle persone che rappresentano oggi la destra in Italia.
C’e’ un altro punto secondo me molto interessante nel tuo articolo. Interessante perche’ credo rappresentativo di un certo pensiero della destra italiana. Quello per cui la sinistra ha perso ergo ha torto. Come dire, visto che difendere i diritti dell’uomo e del cittadino in un paese razzista e’ minoritario la sinistra dovrebe adeguarsi e cominciare anch’essa ha proporre la segregazione razziale in metropolitana (Salvini, Lega Nord) o dire che Milano sembra una citta africana (si presume, perche piena di negri, Berlusconi, PDL). La pretesa di continuare a combattere per i propri valori e per il proprio programma politico e’ tacciata di elitismo, di giacobinismo pedagogico. Lasciami dire che se anche la destra italiana facesse un po di pedagogia invece di ricorrere gli istinti peggiori del popolo italiano (come faceva a suo tempo la DC per altro) forse saremmo un paese migliore.
Quelli di sinistra non sono in sintonia col popolino ed hanno la puzza sotto al naso, Di Pietro é un villano, il PD non ha leadership. Quali epifanie.
Il fatto che non riesca ad individuare nel tuo articolo una tesi di fondo che vada oltre a queste ovvietá é una dimostrazione stessa di quanto le persone di sinistra non siano in sintonia con il popolo e si credano moralmente superiori.
Ho scritto l’articlo con il preciso intento di essere polemico e direi di esserci riuscito. Naturalmente io non insulterei mai l’elettorato ma credo che i politici ben si prestinoa giudizi anche estremi.
Leggo il commento di Rocco e rimango estasiato da come ancora una volta il semplice definirsi di sinistra dia la possibilità a qualsivoglia persona di giudicare l’altro in maniera netta.
Il leggere “se anche la destra italiana facesse un po di pedagogia invece di ricorrere gli istinti peggiori del popolo italiano (come faceva a suo tempo la DC per altro) forse saremmo un paese migliore” mi lascia davvero stupito.
Credete davvero che i partiti abbiano funzione pedagogica?
Inoltre, in base a quali principi tu sei in grado di definire quali sono gli istinti peggiori del popolo italiano? Dall’”alto” di una presunta superiorità morale ideologica? Ancora una volta tema ricorrente e, a quanto pare, unico punto fermo della presunzione della sinistra.
Non mi meraviglio quindi dei risultati elettorali. Che si tengano pure le loro elite, la destra preferisce avere la maggioranza.
mi spiace, non è nemmeno polemico. è semplicemente inutile.
in pensieri tipo «superiorità intelettuale», «intenti pedagogici», «non ci sono valori a sinistra», «arroccamento su posizioni» io non vedo nemmeno l’ombra di politica, di partiti, di storia, di ideologie e identità.
potresti riporvare e scriverne un altro. te lo commissiono di nuovo: il tema è «I valori dei partiti».
Complimenti per la carriera, non pensavo fossi cresciuto tanto negli ultimi 10 anni.
Spero che tu abbia visto la proiezione di domenica 09 agosto 2009 dopo pranzo.
La speranza è sempre l’ultima a morire.
Nicola, da MT.