Il profumo del Festival del diritto
Di Erik Burckhardt • 5 ott 2009 • Categoria:Eventi • Nessun commentoSi è svolta a Piacenza la seconda edizione del Festival del diritto. Sulla dicotomia “pubblico/privato”, il direttore scientifico Stefano Rodotà ha saputo costruire una serie d’incontri garantendo un’eccellente selezione dei relatori e dei contenuti da offrire ad un pubblico ancora più numeroso ed entusiasta di quello dell’edizione precedente dedicata alle “questioni di vita”. Sullo sfondo politico del taglio dei finanziamenti alla pubblica istruzione ed alla pubblica sicurezza, dell’ostruzione alla giustizia ed all’informazione, e della concentrazione del potere pubblico nelle mani di un privato, il leitmotiv del festival è stato di insistere sull’urgente necessità di ripensare la distinzione “pubblico/privato” e di ricercare un punto d’equilibrio tra interessi generali e particolari. Concerti e spettacoli teatrali di qualità chiudevano poi le giornate trascorse nei bellissimi spazi adibiti agli incontri.
Cominciando con una “lezione” dedicata ai principi impartiti dalla mamma di tutti gli italiani, la Costituzione, il festival è proseguito per quattro giorni vantando un centinaio d’interventi d’altissima qualità. Per citarne alcuni: il presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi (in una videointervista) ha testimoniato dei cambiamenti promossi e subiti dall’Italia; Horatia Muir Watt ha affrontato il problema della privatizzazione e della mercificazione del diritto; Carlo Galli si è cimentato in una riflessione filosofica sul tema dell’evento, il presidente della RAI Paolo Garimberti su quello del conflitto tra televisione pubblica e privata, l’architetto Massimiliano Fuksas sulla distinzione tra spazi pubblici e spazi privati. Il ministro Fitto è intervenuto nella discussione relativa ai servizi locali pubblici e privati, Pier Luigi Bersani in quella relativa allo sviluppo sostenibile e Giuliano Amato sul (se si vuole paradossale) salvataggio pubblico dei debiti privati, resosi tuttavia necessario per far fronte alla crisi economica. Numerosi sono stati i magistrati, come Francesco Greco, Paolo Canevelli e Piercamillo Davigo, che hanno appassionato i partecipanti al festival spiegando (e talvolta denunciando) il contesto legislativo e ambientale nel quale operano per risolvere i conflitti e perseguire la giustizia. I principali contenuti del festival sono disponibili in streaming sul sito www.festivaldeldiritto.it.
La coraggiosa scommessa degli organizzatori è stata quella di credere che, anche di questi tempi, non solo le canzoni, la bellezza o la birra potessero costituire l’oggetto di un festival, ma che si potesse tentare di avvicinare il diritto alla gente che ritiene di doversene tenere alla larga percependolo unicamente nella sua forma patologica (arresti, sanzioni, ingiunzioni, atti di citazione: grane!!), e a chi non sa che costituisce, nel bene e nel male, l’alpha e l’omega della quotidianità. L’evento si distingue dai convegni proprio perché non ha per finalità di perfezionare le conoscenze di già dotti giuristi, bensì quella di dotare tutte le persone che il diritto lo conoscono poco o affatto, degli strumenti necessari a partecipare consapevolmente alla vita pubblica e privata, sapendosi difendere dagli attacchi che questa riserva sovente a chi è ignaro dei propri diritti.
La scommessa è stata vinta. Io stesso ho avuto modo di raccogliere le testimonianze di persone lontane dal mondo dei giuristi che hanno appreso in questi giorni le dinamiche intrinseche alla materia che più d’ogni altra ci invita ad infinite riflessioni sul “vivere insieme”. Sono poi le stesse persone che mi hanno regalato il sapore dell’antica ospitalità italiana, mostrandomi le magnificenze architettoniche e gastronomiche di Piacenza.
Il vero miracolo del festival è stato insomma di riuscire a riunire figure eccellenti del mondo del diritto, dell’informazione, della politica e dell’economia affinché offrissero le loro conoscenze e riflessioni a chiunque fosse interessato ad ascoltarle (grazie agli sponsor tutti gli incontri sono rigorosamente gratuiti). Il risultato è stato naturalmente quello di un ambiente veramente intellettuale, dove il termine deve essere inteso non nella sua accezione boriosa di persone di buona cultura e profonda influenza, bensì di persone determinate a far progredire il proprio spirito e la propria cultura. Un ambiente che ha risvegliato in me una rara sensazione d’orgoglio dell’italianità della mia cultura e dei miei studi.
Di fronte a persone come Stefano Rodotà, esempio d’inesauribile energia, distinta eleganza, profonda intelligenza e generosità, ho notato che i presenti, anziani e giovani, dimenticavano il mondo di squali di plastica che sguazzano nella nostra era e tentano ignobilmente di divorare le nostre esistenze ed i nostri valori; ascoltavano e si divertivano esercitando il proprio intelletto fino al raggiungimento di quel piacere capace di riempire di grazia i comportamenti e le relazioni. A costo di fare la figura del “vecchio bacchettone”, non posso fare a meno di descrivere la commozione che ho provato nel vedere numerosi giovani cedere il proprio posto agli anziani, ricambiati da un sorriso affettuoso e dall’interessamento (talvolta eccessivo…) rispetto alle opinioni e le riflessioni sui temi trattati. Altrettanto incredibilmente, all’entrata ed all’uscita dagli spazi, la ressa si scioglieva senza i caratteristici vituperi e spintoni che accompagnano tradizionalmente i convegni di persone.
Per concludere, a Piacenza in questi giorni si è cercato di spiegare cosa è il diritto e, più generalmente, come funziona il mondo. E se il ministro Brunetta ha bollato come parassitarie tali iniziative definendo “élite di merda” chi si propone di promuoverle, personalmente sono rimasto inebriato dal sapore e dal profumo di quella merda. Invito tutti a condividerla l’anno venturo per la terza edizione del Festival del diritto. Il soggetto intorno al quale ruoterà è ancora una volta loquace: “disuguaglianze”.
Erik Burckhardt Erik Burckhardt, classe 1986, vive a Parigi dove segue un Master in “Filosofia del diritto e diritto politico” e si dedica ala stesura della tesi di Laurea franco-italiana in Diritto Comunitario e Internazionale. Di doppia nazionalità italo-svizzera - fusione di amabilità e rigore - ama sottrarsi al frastuono e ai ritmi frettolosi della vita parigina dedicandosi a lunghe passeggiate lungo la Senna, rimpiangendo di tanto in tanto il calore di un’Italia sempre presente nel cuore e nei pensieri. Ancora incerto sulla carriera professionale da intraprendere, sta lavorando a una crescita personale e culturale costante, reputata come base fondamentale su cui costruire il proprio futuro.
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