« theSPONKstudios » per L’Aquila

giugno 1st, 2009 by Redazione | 1 Comment

« theSPONKstudios » per L’Aquila

Segnalo ai lettori il video realizzato da un gruppo di ragazzi che hanno voluto mettere la loro passione a servizio del sociale.
Andrea Barone, Gualtiero Fisauli, Christian Legno, Marco Miraglia, Federica Zaffiri, di « theSPONKstudios » si sono attivati in una raccolta fondi per le vittime del terremoto del 6 Aprile scorso.
La settimana stessa, il week end del 12 Aprile, sono scesi per le strade di Londra sensibilizzando centinaia di persone, provenienti da ogni parte del mondo, alla tragedia italiana.
Hanno chiesto un contributo e un sorriso a ogni passante tra Piccadilly, Oxford Circus, Soho, Camden Town, Angel, Old Street e Liverpool Street.
Una videocamera, una macchina fotografica e un’indiscutibile capacità artistica hanno permesso loro di raccogliere in due giorni 1000 euro e 399 sorrisi.
Il ricavato è stato donato all’associazione 3e32 (rete cittadina no-profit), i sorrisi invece, direttamente agli abitanti de L’Aquila grazie a una proiezione del video (avvenuta il 24 Maggio nel Tendone 3e32 del parco Unicef), perché possano trovare in quei volti la forza per continuare.

“La proiezione a L’Aquila è andata benissimo. Verso le 22.00 una cinquantina di persone hanno visto e apprezzato il video, dopo i sorrisi finali è seguito un lungo e sincero applauso. Il 3e32 e L’Aquila tutta ringraziano!!!”
The SPONKstudios :
www.thesponk.com
rete cittadina no-profit 3e32 :
www.3e32.com
galleria fotografica dell’evento :
www.flickr.com/photos/gualtiero_f


Quando trecento ettari di città antica non ci sono più

maggio 9th, 2009 by Alessandro Berni | No Comments

Il post-sisma del 6 Aprile 2009 raccontato da Errico Centofanti, uomo di cultura aquilano, per svelare violenze politiche e d’infomazione che si sono susseguite al terremoto.
Lunedì 6 Aprile 2009 alle 3.32, un terremoto di inaudita violenza ha devastato la città dell’Aquila e decine di borghi della fascia pedemontana meridionale del Gran Sasso d’Italia, ha ucciso 300 persone, ne ha ferito 1.500 e per oltre 65.000 ha reso necessario il ricorso a alloggi di fortuna. Il Terremoto dell’Aquila, che fin dal 13 Dicembre è stato preceduto da centinaia di scosse minori, ha causato la più vasta e radicale distruzione di un’importante città antica dopo quella del Terremoto di Lisbona risalente al 1755.
Sono questi i termini in cui la notizia avrebbe dovuto fare correttamente il giro del mondo, affinché la tragedia verificatasi potesse trovare un’appropriata rappresentazione nonché il presupposto per un suo adeguato risarcimento materiale. Le cose, invece, sono andate diversamente e il terrificante colpo inferto il 6 Aprile da Madre Terra è diventato quasi niente rispetto alle catastrofi successivamente provocate da inettitudine, incompetenza, cinismo e cupidigia di pubblici reggitori, mass-media e registi del più spregiudicato affarismo. (Continua sul quotidiano Abruzzo24Ore)


“Ma io per il terremoto non do nemmeno un euro…”

aprile 26th, 2009 by Redazione | 1 Comment

Segnaliamo ai nostri lettori una breve e provocatoria analisi della gestione del sisma in Abruzzo. Al di là di condividerne o meno l’impostazione generale, il testo contiene diversi interessanti spunti di riflessione:
Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di chi raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo. So che la mia suona come una bestemmia. E che di solito si sbandiera il contrario, senza il pudore che la carità richiede. Ma io ho deciso. Non telefonerò a nessun numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto telefonico, non manderò nessun sms al costo di un euro. Non partiranno bonifici, né versamenti alle poste. Non ho posti letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole bisognose, né vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda.
Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei calciatori, alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta del premier. Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette no – stop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera. Non do un euro. E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare.
Non do un euro perché è la beneficienza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell’italiano generoso, del popolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia. Non voglio che si perdoni più nulla. La generosità, purtroppo, la beneficienza, fa da pretesto. Siamo ancora lì, fermi sull’orlo del pozzo di Alfredino, a vedere come va a finire, stringendoci l’uno con l’altro. Soffriamo (e offriamo) una compassione autentica. Ma non ci siamo mossi di un centimetro.
Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi coperti. Le responsabilità accertate. I danni riparati in poco tempo. Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni volta la Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no. Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l’economia del nostro Paese.
E nelle mie tasse c’è previsto anche il pagamento di tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella.
C’è andato pure il presidente della Regione Siciliana, Lombardo, a visitare i posti terremotati. In un viaggio pagato – come tutti gli altri – da noi contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n’era proprio bisogno?
Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due. Poi Berlusconi ha parlato di “new town” e io ho pensato a Milano 2 , al lago dei cigni, e al neologismo: “new town”. Dove l’ha preso? Dove l’ha letto? Da quanto tempo l’aveva in mente?
Il tempo del dolore non può essere scandito dal silenzio, ma tutto deve essere masticato, riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori. Ecco come nasce “new town”. E’ un brand. Come la gomma del ponte.
Avrei potuto scucirlo qualche centesimo. Poi ho visto addirittura Schifani, nei posti del terremoto. Il Presidente del Senato dice che “in questo momento serve l’unità di tutta la politica”. Evviva. Ma io non sto con voi, perché io non sono come voi, io lavoro, non campo di politica, alle spalle della comunità. E poi mentre voi, voi tutti, avete responsabilità su quello che è successo, perché governate con diverse forme – da generazioni – gli italiani e il suolo che calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi, io sono per la giustizia. Voi siete per una solidarietà che copra le amnesie di una giustizia che non c’è.
Io non lo do, l’euro. Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto Schifani guadagna in un mese. E allora perché io devo uscire questo euro? Per compensare cosa? A proposito. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono eccome quel terremoto. E diedero un po’ dei loro risparmi alle popolazioni terremotate.
Poi ci fu l’Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E sappiamo tutti come è andata. Dopo l’Irpinia ci fu l’Umbria, e San Giuliano, e di fronte lo strazio della scuola caduta sui bambini non puoi restare indifferente.
Ma ora basta. A che servono gli aiuti se poi si continua a fare sempre come prima?
Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un euro: comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una delle scuole crollate a L’Aquila in realtà era un albergo, che un tratto di penna di un funzionario compiacente aveva trasformato in edificio scolastico, nonostante non ci fossero assolutamente i minimi requisiti di sicurezza per farlo.
Ecco, nella nostra città, Marsala, c’è una scuola, la più popolosa, l’Istituto Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che è un albergo trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza rispettato, un edificio di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha speso quasi 7 milioni di euro d’affitto fino ad ora, per quella scuola, dove – per dirne una – nella palestra lo scorso Ottobre è caduto con lo scirocco (lo scirocco!! Non il terremoto! Lo scirocco! C’è una scala Mercalli per lo scirocco? O ce la dobbiamo inventare?) il controsoffitto in amianto.
Ecco, in quei milioni di euro c’è, annegato, con gli altri, anche l’euro della mia vergogna per una classe politica che non sa decidere nulla, se non come arricchirsi senza ritegno e fare arricchire per tornaconto.
Stavo per digitarlo, l’sms della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno sottolineato gli eccezionali ascolti del giorno prima durante la diretta sul terremoto. E siccome quel servizio pubblico lo pago io, con il canone, …


Lettera al Presidente

aprile 20th, 2009 by Redazione | No Comments

Lettera al Presidente

Caro Presidente,
mi chiamo Armando Di Giorgio e sono un abitante di una piccola cittadina vicino L’Aquila. Il suo nome è Popoli, ridente, rigogliosa, tradizionale, tranquilla.
Un primo appello che vorrei rivolgerle, e che spero possa stimolare la sua attenzione, riguarda la centralità che in questi giorni nefasti L’Abruzzo, e L’Aquila in particolare, stanno giustamente avendo dalla collettività nazionale nel suo complesso. Ci riempiono di gioia gli attestati di affetto, le manifestazioni di vicinanza e tutte le azioni concrete di solidarietà che il Paese ci sta tributando. Non ci fanno sentire soli in questi momenti di paura e, troppo spesso, di lutto. Sentiamo su di noi un’attenzione mai sperimentata prima, ci sentiamo premiati da una luce che mai i riflettori nazionali ci avevano concesso.
Dunque, in questo senso, il mio appello è duplice ed è, primariamente, rivolto alla necessità che questi riflettori non si spengano, come sempre avviene, quando l’attenzione mediatica verrà a scemare, perché è questo quello che avviene quando la tragedia non fa più notizia.
In secondo luogo, vorrei strapparle una promessa per l’impegno a porre finalmente al centro delle politiche pubbliche nazionali una regione che, come le dicevo poc’anzi, molta parte dell’Italia sta scoprendo in questi giorni. Mi creda quando le dico che la mia – ormai nostra – Regione è stata spesso trascurata dall’impegno pubblico nazionale, quell’impegno capace di costruire strade, ospedali e scuole d’eccellenza, potendo contare sul fatto che l’abruzzese non si lamenta, non alza la voce, accetta e tira dritto. E se avesse bisogno di un esempio di quanto dico, le posso offrire come testimonianza la straordinaria ricchezza del nostro paesaggio – mare, montagna e collina – che mai, mi creda mai, ha avuto un inquadramento o è stato oggetto di una riflessione di respiro nazionale al fine di essere organizzata e valorizzata come attrazione turistica per lo straniero. Se pensa che il treno che collega la capitale a Pescara impiega quasi quattro ore, capirà come un turista possa risultarne facilmente scoraggiato. Ma non vorrei ridurre tutto ad una mancanza di attenzione in ambito turistico e vorrei estendere la riflessione alla scarso sostegno pubblico all’industria o anche al terziario, laddove, se comparato con altre regioni dello stivale, quelle che godono più spesso dei cosiddetti “riflettori” perché riescono ad alzare più di noi la voce, ebbene, è di molto inferiore, se non altro nella sua percezione collettiva.
Quel poco – o tanto, dipende dai punti di vista – che c’è, si è costruito da sé, spesso senza infrastrutture o fondi nazionali che lo sostenessero.
Adesso, e questo lo pensiamo tutti, è il momento di porre al centro la nostra regione. Ora tocca a noi. È necessario che tutti remino nella direzione che mira a tradurre una immane sciagura in una occasione per un rilancio, anzi per un lancio, perché prima non c’era stato nessun trampolino. L’Aquila deve diventare il fiore all’occhiello dell’intera nazione, deve diventare l’esempio di come si riorganizza una città, di come la si faccia risorgere dal nulla in modo efficiente, condiviso, ma soprattutto brillante.
È una sfida che lei deve imporre alla sua classe politica, al presidente del consiglio e ai suoi ministri. Dica loro che è nella ricostruzione e nel decollo di questa regione che si misura quanto la loro presenza sui luoghi del terremoto fosse strumentale o, al contrario, fosse sinceramente sentita, ricordando, anche, che non ci si può vantare di essere stati vicini alla nostra popolazione in questo momento, è un dovere, a meno che non si parli di sciamani e non di politici.
Mi permetta, in conclusione di questa epistola, di sollecitarla su un ultimo punto che riguarda il mio paese, Popoli, in provincia di Pescara. Nonostante la vicinanza all’epicentro (30 km) ed il livello di danni subiti dal terremoto – del quale troverà facile informarsi – non siamo ancora stati inseriti tra i comuni colpiti, quando, allo stesso tempo, paesi più distanti (e conseguentemente meno colpiti) della provincia de L’Aquila sono stati immediatamente inclusi. Questo ci ha precluso un’attenzione maggiore in questi giorni, in termini di soccorso, di costruzione di tendopoli e di tanto altro.
Non vorrei che questioni amministrative – nello specifico la nostra appartenenza ad un’altra provincia – possano creare dei ritardi in tutto ciò che c’è da fare. Se non altro vorremmo la prova che quelle politiche decisionali, quelle meramente orientate alle gestione dei fondi, possano essere messe da parte in questi momenti. Spero che lei possa aiutarci in questo senso.
La ringrazio per l’attenzione e la saluto con affetto.
Armando Luigi Di Giorgio


Lutto nazionale

aprile 9th, 2009 by Alessandro Berni | No Comments

Lutto nazionale

Quasi trecento le vittime, tutte innocenti. Un numero impreciso, che impietosamente continua a crescere, che non ne vuole sapere di essere definitivo. Circa trentamila i terremotati.
Le cicatrici del terremoto avvenuto in Abruzzo lo scorso lunedì notte continuano a sanguinare morte, disagi e dolore. L’Aquila è una città fantasma. Interi paesi non ci sono più. Alcuni rimarranno abbandonati per sempre.
Una bulimia di notizie, commenti e pensieri descrive ed accompagna i giorni successivi alla tragedia.
L’Italia ha risposto con forza ed emozione. Sangue, braccia e denaro hanno subito cominciato e continuano ad arrivare. E, naturalmente, insieme ad essi, le polemiche.
Polemiche piene di rabbia contro quei pochi miserabili che si sono messi a frugare fra gli oggetti dei morti, dei vivi, ma disperati rimasti senza casa, senza tutto.
Polemiche fra i denti per la storia di Giampaolo Giuliani, il sismologo che da giorni gridava al lupo, al lupo fino a quando, il 30 Marzo, si è visto recapitare una denuncia dalla Protezione Civile per procurato allarme. Nessuna fonte ufficiale, a tale proposito ha fatto un passo indietro, compreso Guido Bertolaso, il capo della Protezione Civile, l’uomo che cammina sopra le crisi senza incertezze; l’esperto di disastri naturali che a braccia aperte, come una croce, ha continuato ad affermare che nessuno poteva sapere.
Polemiche sempre più forti per quegli edifici moderni, per le loro schede tecniche dove sta scritto: realizzato con criteri antisismici, che anche loro sono andati giù come i castelli di sabbia dei bambini al mare.
E intanto, in Abruzzo e nelle regioni limitrofe, la terra non la smette di tremare.
Guardare negli occhi una crepa che ha appena inghiottito la propria vita e non sapere cosa fare: se prendere a calci il cielo oppure fare appena un passo in avanti e per l’ultima volta lasciarsi andare.
Sproporzionata è la debolezza degli uomini davanti alla potenza sovrumana della Natura che da sempre, ciclicamente, trema e distrugge, ci ricorda: “Ragazzi, non cercatene una ragione, l’universo, senza neanche pensare, fa quello che vuole.”
Pioggia e grandine si sono abbattute sulle macerie, sui superstiti, sui soccorritori.
Grandine e pioggia hanno continuato a picchiare sul coraggio, sulla polvere, sulla dignità.
Può il sole spegnersi all’improvviso?
Può la speranza rotolare giù come un tuono lungo una scarpata e la notte crollarti addosso?
Può un gigante di pietra, insieme ad uno sbadiglio svogliato, come briciole sulla giacca, scrollarsi di dosso, in un solo istante la vita di centinaia di persone, devastare per sempre la storia di comunità intere?
E quelle madri inginocchiate proprio sopra quei pezzi di terra che spaccandosi hanno ucciso, quella Terra come il loro cuore a pezzi, potranno davvero un giorno lontano tornare a sorridere, a baciare?
Riuscite ad immaginare la ragazza che in una sola notte bastarda ha perso tutte le sue amiche, la mattina di una prossima stagione alzarsi dal letto, aprire le persiane al mondo e pensare: buongiorno cielo, oggi sono felice?
Arriverà anche per loro un giorno intero, normale senza il ricordo di quella scossa infame?
D’accordo. Il dolore passa perché il dolore passa. Perché è la vita stessa a passare. D’accordo. È capace di far soffrire l’amore, figuriamoci il dolore. Scriviamolo quanto serve: d’accordo. Ma quando tutto quello che ti rimane della vita che avevi è la camicia che hai addosso, a che serve essere d’accordo? Domani ci sputeremo nelle mani e riprenderemo a ricostruire. Oggi no. Oggi è il momento di abbracciarsi tutti insieme e tutti insieme abbracciati commemorare questa tragedia nazionale. Per tutti è il momento di piangere, di fermarsi a ricordare.
Oggi, venerdì 10 aprile 2009, il tricolore e la bandiere d’Europa di ogni ufficio pubblico d’Italia sono a mezz’asta. Un’intera nazione, la nostra, ha il capo chino.


Aiutiamo l’Abruzzo

aprile 7th, 2009 by Redazione | No Comments

Aiutiamo l'Abruzzo

In seguito al violento sisma che ha colpito l’Abruzzo si sono attivate numerosissime iniziative di solidarietà, molte delle quali coordinate via internet.
Segnaliamo in particolare la creazione da parte degli operatori di telefonia del “numero di solidarietà” 48580, iniziativa nata d’intesa con il Dipartimento della Protezione Civile.
Inviando un sms a questo numero si donerà un euro, 2 euro se si effettuerà una chiamata da un telefono fisso.



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