Turchia: al bando sigarette e tradizioni
agosto 12th, 2009 by Stefania Coco Scalisi | 4 Comments
Se chiedessi di alzare la mano a chi almeno una volta nella vita si è rivolto a un amico affetto da tabagismo con l’espressione “certo che fumi proprio come un turco!”, sono certa che troverei di fronte a me un letto di mani svettanti e di teste annuenti.
L’associazione fumo-Turchia, è tanto scontata che è divenuta oramai di uso comune. Mia nonna, ad esempio, era solita utilizzare questo epiteto verso chiunque fumasse più di quello che lei, da donna morigerata, riteneva un limite invalicabile, vale a dire circa cinque sigarette al giorno.
Eppure, anche questo mito è destinato a crollare.
Il premier Recep Tayyip Erdogan infatti, il cui obiettivo è quello di adeguare sempre più il paese alla normativa dell’Unione Europea, categorica in tal senso, ha fatto della battaglia contro il fumo uno dei suoi cavalli di battaglia, arrivando a definire le sigarette pericolose tanto quanto il terrorismo.
Dunque, dal 19 luglio, è stato applicato il divieto di fumo anche nei bar e nei ristoranti, ultime isole felici dei fumatori incalliti, ai quali già dall’anno scorso era stato impedito di accendersi una sigaretta nei luoghi pubblici, come gli uffici statali, gli ospedali, i cinema, gli aeroporti, i mezzi di trasporto pubblici e addirittura gli spazi in comune degli edifici privati.
Finisce insomma un’era, iniziata nel lontano 1600 per opera inconsapevole del sultano Muradiv, che fu il primo a proibire con la decapitazione il vizio di fumare, talmente radicato nella società del tempo che lo status di una persona corrispondeva in maniera direttamente proporzionale alla lunghezza della sua pipa. Quando però il divieto e la relativa pena terminarono, l’abitudine del fumo per reazione crebbe tantissimo e dall’Impero Ottomano si diffuse in tutta Europa.
E proprio per adeguarsi a quell’Europa spesso ostile all’ingresso della Turchia nel suo club, che la normativa antifumo è entrata in vigore con tanta fermezza, prevedendo multe pari a 25 euro per i trasgressori, e persino una multa di 10 euro per chi verrà sorpreso a gettare semplicemente dei mozziconi per strada. Per punire la vendita di tabacco ai minorenni c’è invece il carcere, da uno a sei anni di detenzione.
Tanta severità non è stata ben accolta dai cittadini turchi per i quali le sigarette più che un semplice vizio, sono un vero e proprio simbolo nazionale se si pensa che il padre della patria, Kemal Atatürk, ne fumava ben 80 al giorno.
La politica antifumo del premier Erdogan si inserisce in un più ampio quadro di riforme che mirano ad adeguare la legislazione turca all’acquis communautaire, così da rendere più semplice un futuro ingresso del paese nell’UE e mettere a tacere le critiche dei suoi più strenui oppositori.
Nello stesso senso vanno interpretati, dunque, alcuni emendamenti agli articoli del Codice di Procedura Penale, in modo particolare l’articolo 3 e l’articolo 250. Il primo stabilisce che, d’ora in poi, nessun civile può essere processato dalle corti militari. Nell’emendamento all’articolo 250 si stabilisce invece l’opposto, ossia che d’ora in avanti i militari accusati di crimini contro la Corte Costituzionale, la Difesa Nazionale e i segreti di Stato, vengano giudicati da tribunali civili e non più da corti militari. Si tratta di due cambiamenti epocali per la storia della Turchia e per i rapporti tra militari e politica, che da sempre caratterizzano il Paese e per cui l’Unione Europea ha sempre criticato Ankara.
Il premier turco insomma sta impegnandosi con forza per rendere il paese sempre più europeo, stravolgendone spesso usi e costumi.
A questo punto bisogna capire se per i turchi questo non sia un prezzo troppo alto da pagare.