Il training fisico e vocale dell’attore secondo Gianluigi Tosto
agosto 17th, 2009 by Giacomo Marconi | No Comments
Con una metafora estremamente poetica, paragoni il corpo dell’attore ad uno strumento musicale. Puoi chiarirci questa metafora?
Ogni artista ha il suo strumento di espressione. Il musicista ha il suo strumento musicale, il pittore ha i suoi pennelli, i suoi colori, la sua tela, il danzatore il suo corpo, il cantante la sua voce. La particolarità dello strumento dell’attore è quella di essere uno strumento non esterno, su cui proiettare un’espressione, ma coincidente con il proprio essere. E c’è di più: lo strumento di espressione coincide con lo strumento di quella che io amo chiamare l’impressione, cioè la percezione. Questa coincidenza fra strumento di percezione e strumento di successiva espressione comporta una serie di conseguenze anche sul piano del training attoriale, perché in realtà potrei definire il momento dell’espressione come un momento di percezione reso pubblico. Infatti l’attore lascia che delle persone assistano, nel momento in cui si mette in ascolto di una determinata percezione, a come questa modifica il suo strumento-corpo. Quella percezione, passando attraverso lo strumento-corpo, fa sì che quello stesso strumento produca anche un’espressione. Occorre dunque allenare prima di tutto il momento della percezione, dell’ascolto, proprio perché è questo momento che si trasforma poi, con l’adeguata consapevolezza, anche in momento di comunicazione verso qualcun altro e quindi anche in momento di espressione.
Come avviene l’accordatura di questo strumento musicale?
Dunque, innanzitutto c’è da dire che l’accordatura è un processo fondamentalmente senza fine. Come un pianoforte si deve accordare molto spesso, soprattutto quando lo si sposta, quando cambia l’ambiente, quando avviene un trasporto, anche l’attore, quando cambiano le condizioni intorno (e cambiano continuamente), deve sempre ritrovare una centratura che gli consenta di essere in accordo con la nuova situazione.
La tecnica che si usa per l’accordatura è principalmente, ancora una volta, l’ascolto, attraverso un training specifico, i cui punti cardine sono i seguenti:
- il rapporto con la terra, attraverso il peso (polo basso/concreto)
Quando parlo del rapporto con la terra non mi riferisco semplicemente al pavimento, ma proprio all’elemento terra, colto attraverso la percezione del proprio peso che scende lungo l’asse verticale del corpo. Molto spesso qualche cosa che vogliamo comunicare rimane nella nostra testa, non attraversa il corpo fino a mettere radici oltre i nostri piedi, e rischia di non avere alcuna forza. Questa forza alla comunicazione e concretezza all’espressione la dà la terra, in base ad un principio molto elementare e che tutti quanti abbiamo studiato: ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Quindi, nel momento in cui noi rilasciamo una forza, il nostro peso verso la terra, con tutto l’apparato simbolico che questo porta con sé, la terra ci restituisce una forza verso l’alto, che è quella che ci spinge verso l’altro polo;
- il rapporto con il cielo (polo alto/ideale)
Si tratta evidentemente, per estensione simbolica, anche di tutto il rapporto con la sfera dei pensieri, che un attore deve saper governare.
Il rapporto tra il polo basso/concreto e quello alto/ideale viene alimentato, e deve essere curato, attraverso la consapevolezza della colonna vertebrale, che è l’elemento che unisce il basso e l’alto del corpo;
- il piano orizzontale
La colonna vertebrale, con la sua mobilità, ci consente simbolicamente e concretamente di metterci in relazione con il mondo a trecentosessanta gradi e, con tutte le sue articolazioni, è un elemento importante per estendere la propria energia sul piano orizzontale della comunicazione.
Può sembrare un discorso un po’ astratto, ed è normale visto che si sta parlando di principi generali, ma in realtà, durante il training, ci si rende conto che ha ampi risvolti pratici. Avere questo tipo di consapevolezza permette all’attore di capire e di lavorare su molti dettagli, ad esempio su un’emissione della voce a trecentosessanta gradi.
Riprendendo la metafora dell’accordatura, qual è il corrispondente del diapason in “La”?
Più che al diapason, un corpo ben accordato lo paragonerei ad una corda vibrante ben intonata. Questo è un principio che magari esamineremo meglio nell’intervista sul processo di risonanza, però possiamo già accennarlo qui perché comunque è un principio fondamentale anche nel training.
Il principio della risonanza enuncia che se un corpo è predisposto per emettere un certo tipo di vibrazione, quel corpo sarà anche in grado di ricevere quelle stesse vibrazioni: una parte le assorbirà ed un’altra parte le restituirà per simpatia, per risonanza, verso l’esterno. Un corpo ben accordato è una sorta di antenna in grado di sintonizzarsi sui vari fenomeni circostanti, di captarne le energie e le vibrazioni e di farle passare attraverso di sé restituendole nel momento dell’espressione. Il processo è unico: nel momento in cui io ascolto come un’antenna, ricevo le vibrazioni di una realtà a me esterna o interna. Una persona che assista a questo processo vede un attore che sta fondamentalmente ascoltando con tutto se stesso qualche cosa e che questo qualche cosa passa attraverso di lui e diventa comunicazione verso l’ascoltatore.
Quindi sostanzialmente questo diapason, inteso come lo strumento che dà la nota guida, attraverso cui poi si accorda tutto il resto, sarebbe l’ascolto.
Sì, potremmo però anche dire che la difficoltà e l’abilità sta nel diventare un diapason che oltre a risuonare su quel simbolico “La”, sia in grado di percepire anche tutti gli armonici che sono intorno a quel “La”. Deve infatti trattarsi di un diapason che risuoni ad una realtà più complessa possibile, perché il limite che può avere un attore è quello di risuonare solamente a determinate vibrazioni e non ad altre. E’ per questo che l’accordatura dura una vita e da un certo punto di vista non c’è esercizio che tenga, è soltanto l’esperienza di vita che poco alla volta accorda davvero in profondità.
Il training per l’attore è fondamentale per avere una maggiore consapevolezza di come una tensione emotiva si traduca sul proprio corpo; è quindi molto legato all’interpretazione.
Sì, assolutamente, le due cose coincidono. Nel momento in cui l’attore è in ascolto di una condizione, che può essere quella del personaggio che ha imparato ad ascoltare (creando i suoi punti di riferimento fisici, mentali, ideali, emotivi), il suo lavoro dal punto di vista dell’interpretazione consiste nella capacità di saper ritrovare quei punti di riferimento, di ascolto. …