Va pensiero, ma meglio il South Stream
agosto 13th, 2009 | Pubblicato in Attualità | 4 Comments di Francesco Vannutelli
L’accordo siglato lo scorso sei agosto tra Russia e Turchia consentirà a Mosca la costruzione del gasdotto South Stream, imponente progetto di Eni e Gazprom per collegare i giacimenti di gas russi all’Europa orientale, passando attraverso le acque territoriali turche. In cambio, la Russia parteciperà alla costruzione dell’oleodotto Samsun-Ceyhan, al quale partecipa anche l’Eni, che attraverso un percorso di 500 chilometri collegherà le coste turche del Mar nero al Mediterraneo.
La strategia russa dell’accordo diretto con la Turchia è un affondo alla politica energetica europea, rivolta alla costruzione di un gasdotto parallelo, il Nabucco, che dovrebbe collegare il Mar Caspio alla Germania attraverso un percorso di 3.330 km.
Il progetto Nabucco, ideato nel 2002, ha visto un decisivo passo avanti nella firma dell’accordo tra i paesi interessati dal progetto (Austria, Bulgaria, Romania, Turchia, Ungheria) lo scorso 14 luglio, che ha fissato il termine dei lavori al 2014, con il beneplacito di Unione Europea e Stati Uniti.
Il progetto dei cinque paesi ha uno specifico valore geopolitico: consentirebbe all’Unione europea di superare, almeno in parte, la sudditanza energetica verso la Russia, che già in passato ha utilizzato i rubinetti del gas come strumenti politici. La pipeline Nabucco garantirebbe un traffico di circa 30 miliardi di metri cubi di gas l’anno. Ma il condizionale è d’obbligo, perché il progetto non ha ancora trovato le risorse energetiche per garantire un traffico sufficiente di idrocarburi, dato che al momento non è ancora stato firmato nessun accordo di fornitura con possibili partner, Iraq su tutti, e le prospezioni in Azebaijan, maggior giacimento potenziale di gas, non hanno ancora portato a risultati soddisfacenti.
L’intesa russo-turca per il South Stream è un duro colpo per il Nabucco, visto che il gasdotto Eni-Gazprom potrà contare sin dalla sua inaugurazione sulle riserve di gas russe, capaci di garantire l’iniziale traffico previsto di 31 miliardi di metri cubi annui. La Russia inoltre si sta già muovendo per trovare partner in ex paesi satelliti sovietici come Kazakhistan e Turkmenistan, con cui potrebbe arrivare in poco tempo a far circolare nei propri condotti circa il doppio del metano previsto per il primo periodo.
In un’ottica politica, il progetto russo è un chiaro segnale di opposizione alle strategie europee in un tema, come l’energia, nel quale Mosca ha spesso tenuto il coltello dalla parte del manico. L’Unione Europea vedrebbe fortemente ridotte le proprie possibilità di differenziazione delle fonti di approvvigionamento energetico. L’imponente South Stream, oltre a ridurre considerevolmente il potenziale del Nabucco, consentirà infatti a Putin di isolare e indebolire l’Ucraina, paese ostile al Cremlino e fermamente intenzionato a ritagliarsi un posto di rilievo nello scacchiere energetico europeo.
In questo delicato quadro geopolitico la posizione del governo italiano rimane quantomeno ambigua. La presenza del premier Berlusconi al momento della firma dell’intesa russo-turca lascerebbe intendere un ruolo di primo piano nella preparazione dell’accordo, così come la rivendicazione del merito decisivo per la firma da parte del Presidente.
Secondo l’agenzia di stampa Reuters, però, la partecipazione del governo italiano all’incontro sarebbe di tutt’altra entità. Fonti vicine ad Ankara lasciano intendere infatti che Berlusconi avrebbe un ruolo completamente marginale nell’accordo, sostenendo addirittura che il primo ministro italiano avrebbe telefonato a Erdogan e Putin alla vigilia della firma chiedendo di poter partecipare alla cerimonia. I due avrebbero acconsentito alla presenza del collega solo per i buoni rapporti personali che intercorrono tra loro. Il governo turco sarebbe inoltre infastidito dalle dichiarazioni e dalle assunzioni di merito di Palazzo Chigi.
La presenza al vertice russo-turco del Cavaliere potrebbe essere interpretata come un tentativo di riaffermare il ruolo chiave nello scenario internazionale del governo italiano e soprattutto del presidente del consiglio, ultimamente apparso delegittimato dalle note vicende personali.
Tralasciando i dubbi sul ruolo del premier italiano e sulle sue affermazioni, un simile coinvolgimento italiano all’accordo potrebbe sembrare inappropriato a fronte della politica comunitaria europea, rivolta a favorire il Nabucco piuttosto che il suo concorrente.
Berlusconi ha rivendicato la propria buonafede sostenendo di non aver ricevuto pareri negativi o riserve al progetto da parte dei principali paesi europei. Il Cavaliere ha sempre preteso una certa autonomia politica per l’Italia dalle decisioni di Strasburgo, di cui spesso ha criticato i metodi e le lungaggini.
In un’ottica di breve-medio periodo, il South Stream garantirà benefici all’Italia, sia in termini energetici che economici, ma questo principalmente grazie al lavoro dell’Eni, che segue il progetto da anni indipendentemente dal colore del governo di turno. Ma estendendo l’orizzonte temporale, nel momento in cui il Nabucco si dovesse trovare a regnare sullo scenario energetico come il suo omonimo verdiano su Babilonia , le attuali prese di posizione del governo italiano potrebbero portare amare conseguenze.
L’evoluzione nei prossimi anni della delicata questione energetica, nella quale la Russia sembra intenzionata a mantenere un ruolo egemone, richiederà un maggior concerto europeo per garantire una più omogenea distribuzione. La posizione italiana nei confronti di South Stream rappresenterebbe, per tanto, un’anomalia nel quadro geopolitico dell’Unione.
Related posts:
agosto 17th, 2009 at 15:20 (#)
Sono ormai 3 anni che mi sono appassionato alla geopolitica energetica della Russia e credo che il nostro governo faccia bene a stare al fianco dell’orso russo perche nonostante le interferenze della NATO e dell’UE mirate a limitare il potere energetico del Cremlino, la Russia mantiene comunque il controllo sulle ex repubbliche un tempo sotto l’Impero di Mosca anche grazie alle numerose etnie russe ivi presenti, che la Russia userà come pretesto laddove i piani USA-NATO-UE vorrebbero installare o progettare oleodotti anti-Cremlino. Basta guardare il tramonto del presidente filo-americano Yuschenko in Ucraina destinato a lasciare la sua poltrona alle prossime elezioni per il suo mandato fallimentare, a discapito di un filo-russo come Yanukhovic la quale cosa gioverebbe non solo agli ucraini stessi se non vogliono rischiare l’isolamento energetico nell’inverno rigido, ma anche alla stabilità nell’UE e sopratutto nel caucaso. Bisogna ovviamente vedere fino a che punto l’UE sia disposta ad accettare oramai l’imminente dittatura energetica del Cremlino.
agosto 30th, 2009 at 12:58 (#)
Interessante cosa scrive, signor Vannutelli, molto.
Se, però, solo mi è permesso di esprimere la mia opinione, avrei da asserire come l’imperialismo energetico russo sia più una retorica di certi gruppi politici e affaristici statunitensi che vedono l’Europa e un nuovo containment anti-russo il fulcro degli interessi Usa ed un buon modo per mobilitare le masse: infatti, Putin, starà si ridisegnando la geografia europea attraverso il gas, ma sarà veramente potente – anzi, onnipotente – solo quando il suddetto gas, invece di farlo pagare, lo offrirà, per legare a sé vari paesi, gratuitamente.
Distinti Saluti,
S.
agosto 31st, 2009 at 11:25 (#)
eurussia, tema dibattuto: tanti spunti – soprattutto le opinioni russe di cui poco si conosce in italia – si possono trovare sul numero di limes, la rivista geopolitica italiana, di tre numeri fa: http://temi.repubblica.it/limes/eurussia-il-nostro-futuro/3846
interessante soprattutto alcune visioni di un’europa con due sfere di influenza che fanno capire l’intramontabile nazionalismo russo, al di là dei pro, dei contro e di come sievolverebbe un tale (utopico?) soggetto. g
settembre 1st, 2009 at 20:41 (#)
Gentile “gv”,
ho avuto modo di leggere quel numero di Limes e l’ho trovato assai interessante. Sull’Eurussia si può dire solo che è almeno tre, quattro secoli – sopratutto da Pietro il Grande – che un grande giocatore della scacchiera europea. Certo, però, a mio parere, con la certosina – per pazienza e tenacia – trama bizantina di Putin Mosca ha riniziato ad avere nuova influenza in Europa, dopo le disastrose, almeno per il prestigio russo-sovietico, gestioni di Gorbaciovv e Elstin. Ma la diplomazia del gas, sebbene portata avanti con grande saggezza ed illuminazione dall’ex colonnello del KGB Vladimir Vladimirovic Putin, non può certo, oltre un “tot”, costituire un deterrente politico e, sopratutto, militare per tenere in pugno il Vecchio Continente. Ben diversi, per il prestigio moscovita, i tempi sovietici quando, secondo le stime Nato, la superiorità terrestre dell’Armata Rossa era così grande che le divisioni corazzate sovietiche sarebbero arrivate a Porto e Lisbona in sei-otto settimane!!
In definitiva, a mio parere, è possibile che Putin miri a diventare un nuovo mediatore – con tendenze all’”arbitraggio” di conflitti – della scena europea; e che, sfruttando la mediazione del premier italiano Silvio Berlusconi, entri nella Nato con il tacito accordo di Washington nel delegargli il ruolo di potenza regionale. Ma, senza nulla togliere alla statura politica dell’uomo .- certo notevole – ed alla sua abilità, siamo ben lontani dal capolavoro assoluto di Stalin che, piaccia o no sentirlo, di un paese semi-medievale dilaniato da lotte intestine ne ha fatto una indiscutibile potenza industriale, nucleare – senza contare che si è preso metà Europa: mai l’Orso Russo, i cui indiscutibili appetiti politici spesso lo avevano portato ad espandersi in Europa, ebbe i denti così affilati da mangiare un boccone sì grosso.