I politici e il velo (di Maya)
ottobre 19th, 2009 | Pubblicato in Attualità | 1 Comment di Laura Zunica
Esistono due tipi di velo nel mondo islamico, hijab e niqab. Hijab è il velo che copre solamente la capigliatura; niqab è il velo che copre il volto completamente (viso e capelli), lasciando solo una piccola fessura per gli occhi.
In Italia vige una legge (n.152 dell’anno 1975) che all’articolo cinque fa menzione del divieto di coprirsi il volto. L’articolo otto della Costituzione dice: “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano”. Quindi se una legge italiana parla del divieto di andare in giro a volto scoperto, quale la 152 del 1975, la scelta delle donne religiose musulmane di praticare la loro religione coprendosi il velo andrebbe a infrangere tale legge.
Purtroppo spesso succede che quando i telegiornali passano notizie con interviste a politici che urlano davanti alle moschee che queste persone con il niqab “stanno infrangendo la legge”, queste stesse notizie vengono assorbite dallo spettatore tali quali sono, senza troppi approfondimenti. E lo spettatore stesso poi, diventando attore in una conversazione tra amici, si ritroverà a spiegare che alla fine purtroppo è vero che queste donne con il niqab stanno infrangendo la legge italiana. Ma andando a leggere l’articolo 5 della legge citata ecco che cosa troviamo:
ART. 5
È VIETATO PRENDERE PARTE A PUBBLICHE MANIFESTAZIONI, SVOLGENTISI IN LUOGO PUBBLICO O APERTO AL PUBBLICO, FACENDO USO DI CASCHI PROTETTIVI O CON IL VOLTO IN TUTTO O IN PARTE COPERTO MEDIANTE L’IMPIEGO DI QUALUNQUE MEZZO ATTO A RENDERE DIFFICOLTOSO IL RICONOSCIMENTO DELLA PERSONA.
IL CONTRAVVENTORE È PUNITO CON L’ARRESTO DA UNO A SEI MESI E CON L’AMMENDA DA LIRE CINQUANTAMILA A LIRE DUECENTOMILA.
Questa legge dice senz’altro che è vietato andare in giro a volto coperto. Ma ci sono due fattori da tenere in considerazione: primo è che la legge si riferisce a una specifica situazione, ovvero quella delle pubbliche manifestazioni; contestualizzando la legge al momento della sua di nascita (quella dell’Italia degli anni 70) è poi facile intuire il significato di questa norma in un periodo storico caratterizzato da manifestazioni, gambizzazioni, terrorismo e brigate rosse. In tale contesto storico-sociale, per ovvi motivi di sicurezza, i volti dei manifestanti dovevano essere riconoscibili. Ma proprio in questa legge, di cui abbiamo l’articolo sotto al naso, nessuno parla del fatto che è vietato camminare per le strade con un velo che copre il volto – a meno che il termine pubbliche manifestazioni dell’articolo si riferisca al quotidiano camminare di chiunque. A rigor di logica le manifestazioni pubbliche sono raggruppamenti di persone in un luogo appunto pubblico per esprimere il proprio pensiero comune riguardo a un determinato argomento.
Quindi ci dovrebbe essere ombra di dubbio sul fatto che non ci sono contrasti tra l’articolo otto della Costituzione sulla libertà di religione e l’articolo cinque della legge 152/1975. Esercitando la propria religione, che comporta in alcuni casi l’indossare il niqab, queste donne non infrangono nessuna legge: il velo viene indossato nei giorni di vita quotidiana e non a fini di dimostrazioni o manifestazioni pubbliche.
D’altro canto, per ragioni di sicurezza, all’entrata di un istituto pubblico, quale può essere un’ambasciata o un museo, se richiesto dalle regole dell’istituto stesso, la donna a volto coperto dovrebbe mostrarlo all’autorità che lo richiede: una richiesta basata sulle stesse motivazioni dei controlli ai raggi X delle borse di qualunque signora o signore entri nella stessa istituzione; in entrambe i casi l’intervento delle autorità può certo essere percepito come violazione della privacy, ma dovrebbero essere evidenti a tutti le ragioni di sicurezza.
Uno dei grandi difetti dell’uomo è ritenere universalmente giusto ciò che ad egli appare tale. Si fa spesso molta fatica a capire che certe idee e certi standard legati in una certa cultura a un determinato valore – ad esempio il velo per gli occidentali è simbolo di repressione delle donne e non libertà -, non hanno lo stesso valore e significato in un’altra – il velo nella religione islamica è una scelta: ogni donna è libera di scegliere se portarlo o no, libera di professare la propria religione. È interessante quindi notare come lo stesso concetto di libertà, e la parola stessa, siano interpretati in modi non solo diversi, ma anteticamente opposti, in due diverse culture.
Related posts:
ottobre 20th, 2009at %H:%M(#)
Presto forse sarà il caso di fare una legge per le equadorene che portano il niqab… guardate che foto ho scattato a Quito: http://picasaweb.google.com/anteabrugnoni/QuitoHuaraz150707240707#5087967905530362530