Nessuna giustizia senza ecologia

aprile 30th, 2009 by Michelangela Di Giacomo | 1 Comment

Nessuna giustizia senza ecologia

Dal 20 Aprile al 6 maggio si tiene presso la Facoltà di Scienze Politiche e la Scuola Superiore Santa Chiara dell’Università di Siena un ciclo di seminari del Prof. Sachs del Wuppertal Institute intorno al tema “Conoscere il territorio”, storia e governance ambientale.
Nel primo incontro il relatore ha disegnato una prospettiva diretta alla costruzione di un’“economia leggera di risorse”, raggiungibile attraverso le tre vie della sostenibilità – dematerializzazione, rigenerazione, moderazione.
Nella seconda lezione, cui ho partecipato, si è collegata questa esigenza della trasformazione ecologica delle economie industriali con il nesso ambiente-giustizia sociale, a partire da una concezione dello sviluppo come costruzione sociale e culturale, come un’idea più che una tecnica.
Nel discorso di Sachs sono stati sollevati tantissimi spunti per una riflessione non solo geografica, ma per l’intero sistema culturale euroatlantico. La storia, le scienze sociali, la politica anzitutto sembrano dover prendere maggior coscienza del risultato di analisi portate avanti da anni dagli studiosi intorno ai temi della praticabilità del sistema di sviluppo cui siamo abituati. Mi sembra si tratti di rivedere tutta la legittimità del percorso industrialismo-capitalismo e di cambiare dei paradigmi culturali, politici ed economici radicati da secoli che, al di là della diatriba liberismo, keynesismo, socialismo, si sono incentrati sostanzialmente su una visione “egoistica” della crescita. Laddove forse la via della “decrescita” in stile Latouche non appare praticabile, dato che prima dell’innovazione tecnologica la speranza di vita era notevolmente più bassa e dunque appare impossibile ritornare ai modelli produttivi precedenti, quale dev’essere il cammino di una distribuzione delle risorse che rispetti il pianeta e tutte le popolazioni che ci vivono, garantendo ad entrambi una dignitosa sopravvivenza?
Il discorso di Sachs si è sviluppato attraverso sei punti, che tenterò qui brevemente di riassumere.
1) Europa – un caso speciale
La domanda di partenza è: come mai fino ad alcuni anni fa l’Europa emergeva come la “civiltà egemone”, “il contenente superiore”? In chiave storico-ambientale la risposta può essere incentrata attorno a due componenti: colonie e carbone. Fino alla fine del XVIII sec. le civiltà erano più o meno equilibrate, anche ai livelli più alti, ossia a livello di Cina ed Inghilterra. Entrambe le società, tuttavia, si dovevano scontrare con una barriera ambientale, cioè con la scarsa disponibilità di terra e di risorse conseguenti. La Gran Bretagna fu in grado di superare questa barriera importando risorse attraverso un sistema di colonie che costituivano degli “ettari virtuali” e sfruttando le possibilità della “terra virtuale”, del sottosuolo, ossia le foreste fossili di carbone. Il gap  si creò dal momento in cui la Gran Bretagna, a differenza della Cina, si dimostrò capace di mobilitare risorse nella vastità dello spazio geografico e dalla profondità del tempo geologico. Dal XIX secolo, dunque, il mondo cominciò a polarizzarsi, fino ad arrivare agli attuali macroscopici squilibri.
2) L’era dello sviluppo
Oggi sembra naturale parlare di paesi “sottosviluppati” ma il concetto di “sviluppo” nacque solo nel 1949, quando Truman, nel suo discorso di insediamento alla Casa Bianca, chiamò la metà della terra “un’area sottosviluppata”. Da allora, l’“era del colonialismo” fu sostituita dall’“era dello sviluppo”, che a sua volta dopo l’’89 ha lasciato il passo all’“era della globalizzazione”, anch’essa ormai in via di esser superata da un qualcosa ancora in gestazione. Il concetto di “sviluppo” come lo si è inteso nel secondo dopoguerra ruotava attorno a tre punti. Anzitutto si basava su una “cronopolitica”, ossia su una sola storia globale nella quale il futuro risultava più importante del presente, come se tutte le nazioni stessero correndo in un’unica direzione lungo un’unica strada. Nei 200 anni precedenti “sviluppo” era una parola intransitiva, ossia una società “si sviluppava”. Da allora divenne transitiva, per cui un paese poteva “essere sviluppato” dall’esterno, attraverso la tecnologia e le strategie sociali. Da ciò derivava la necessità di una misurazione della posizione in questa “corsa” delle varie nazioni. Dagli anni ’40 tale classifica fu costruita in base al PIL (pro capite) per cui era possibile vedere il divario tra paesi ma al prezzo di accomunare esperienze diversissime, tralasciando ideali e aspirazioni delle varie nazioni, in nome della valutazione delle capacità di produrre PIL elevati. In terzo luogo, costruito così il mondo, c’era il chiaro imperativo per cui i paesi che venivano dietro dovevano raggiungere i primi della lista.
3) Il dilemma dello sviluppo
L’epoca dello sviluppo ha portato una “promessa”, esaudita per molti paesi, in particolare negli ultimi 20 anni, durante i quali la geografia economica del mondo è cambiata e sono emersi nuovi paesi che mostrano un notevole successo in termini di sviluppo. Se si considera il solo termine del PIL la disuguaglianza tra nazioni è cresciuta comunque in questi anni, ma se si aggiunge il dato della popolazione non si può più dire che “lo sviluppo non ha funzionato”, posto che è aumentato il PIL di paesi con una popolazione molto numerosa (Cina, India). La Cina in tal senso è un “allievo brillante” dell’era dello sviluppo, poiché ha grandemente combattuto la povertà assoluta (diminuita dagli anni ’80 ad oggi dall’ordine di grandezza del 30% al 6%, misurata in termini di denaro). Ciò fa capo anzitutto ad un concetto profondo di giustizia, non in senso di distribuzione della ricchezza ma in senso di riconoscimento, di rispetto. La Cina, in altri termini, sa che non può più permettersi di restare povera se non vuol rischiare un nuovo colonialismo, desidera un riconoscimento – quindi una giustizia – e pensa di ottenerlo attraverso lo sviluppo. C’è tuttavia da considerare anche la differenza tra povertà (misurata in termini monetari come soglia di reddito, concetto assoluto) e la disuguaglianza (cioè la distanza tra il reddito dello strato superiore e di quello inferiore, dunque relativo). La povertà dunque è anche esperienza, misurazione soggettiva, ossia in termini assoluti può essere diminuita la povertà ma, aumentando la disuguaglianza, molti si sentono più poveri di quel che in realtà non siano. Il che chiama in causa anche un sistema di crescita basato sull’induzione di bisogni.
Il dilemma dello sviluppo a questo punto è: la civiltà euroatlantica ha guadagnato la supremazia, in base alla propria esperienza ha costruito uno standard e ha modellato l’immaginario del …


Incontri d’Arte Contemporanea

aprile 28th, 2009 by Michelangela Di Giacomo | 2 Comments

Incontri d'Arte Contemporanea

Giunge al 15° anno l’attività del MUDITAC/MAJORANA-ROMA MUSEO DIDATTICO TERRITORIALE ARTE CONTEMPORANEA volta ad avvicinare i giovani alle tematiche della cultura del contemporaneo, confermando l’impegno culturale e di ricerca del Liceo Scientifico “Ettore Majorana” che lo ospita.
In un territorio in cui rare sono le occasioni pubbliche o private dedicate all’arte contemporanea, si ripropone  anche quest’anno l’incontro degli artisti con gli studenti ed i cittadini, che, dal suo anno di avvio nel 1994, ha dato vita ad un proficuo rapporto divenuto un impegno istituzionale annuale. Seguendo il filo conduttore di “Arte, Scienza di Pace”, questa edizione si articola intorno al tema del Libro d’Artista, importante segmento della produzione artistica odierna, per proseguire l’analisi sui linguaggi dell’arte come strumento di tensione civile. Quest’anno, a cura di Loredana Rea, con la collaborazione di Anna Cochetti, Daniela D’Alia e con il patrocinio degli enti territoriali ed in occasione dell’Anno Europeo della Creatività e Innovazione, offre al pubblico una piccola selezione di artisti della collezione permanente dell’Archivio del Libro d’Artista Città di Cassino, formatasi a seguito delle donazioni dei partecipanti alle diverse edizioni della Biennale, istituita nel1996 e giunta alla sua VI edizione.
Con le opere provenienti dall’Archivio di Cassino e appartenenti ad artisti già storicizzati in numerosi contesti, diversi per formazione e percorsi di ricerca, si intende esemplificare la molteplicità delle esperienze artistiche, capaci di racchiudere la complessità dello spirito contemporaneo. Si presenta quindi uno spaccato emblematico dell’attività di un appuntamento espositivo importante, anche a livello internazionale, con l’intento di aprirsi sempre di più alla sensibilità dei giovani e dare agli studenti la possibilità di riflettere attraverso l’arte sulle problematiche del tempo presente.
Nello spirito del progetto di Didattica Museale, il Liceo, inoltre, attraverso l’incontro con gli oltre duecento artisti che fino ad ora hanno percorso il territorio di Spinaceto, intende invitare alla conoscenza delle importanti collezioni pubbliche e private, stimolando la curiosità verso una didattica museale con opere tratte dal vivo della produttività contemporanea anche attraverso la sua collezione MUDITAC.
MUDITAC/MAJORANA-ROMA
MUSEO DIDATTICO TERRITORIALE ARTE CONTEMPORANEA
11 – 17 maggio 2009
tutti i giorni 9.30-13.30 (chiuso festivi)
Aula Magna “Edy B. Bucci” e Biblioteca “Loredana Rossi Molinaro” dell’Istituto
Inaugurazione lunedì 11 Maggio ore 10,30
Incontro/dibattito con gli artisti
Artisti che hanno partecipato alle diverse edizioni (compresa la presente) :
Alder, Alì Al Jabiri, Claudio Adami, Nobushige Akiyama e Yasue Akiyama, Bruno Aller, Giovanni Albanese, Giuseppe Aliberti, Roberto Almagno, Filippo Altomare, Pippo Altomare, Carlo Ambrosoli, Minou Amirsoleimani, Adriana Amodei, Karin Andersen, Filippo Anelli, Grazia Anelli, Sabato Angiero, Alfredo Anzellini, Massimo Arduini, Ali Assaf, Emma Assisi, Guido Aurisicchio, Massimo Bagarotto, Ornella Baiocchi, Evelyne Baly, Angela Barbera, Paolo Barlusconi, Rosella Barretta, Federica Bartoli, Matteo Basilè, Manuela Battistini, Carlo Bazzoni, Cinzia Beccaceci, Florence Bechu, Vincenzo Belcastro, Ida Bedetti, Krzysztof Bednarski, Claudia Bellocchi, Rosetta Berardi, Susana Berias, Carla Bernabei, Franca Bernardi, Carlo Bernardini, Marco Pernacchia, Aldo Bertolini, Mariomaria Bianchi, Paolo Bianchi, Paolo Bielli, Tomaso Binga, Sabine Binni Schawrz, Francesco Boccanera, Ariela Böhn, Luigi Boille, Alessandra Bonoli, Giuseppe Boresta, Doretta Bottos, Valeria Brancaforte, Ester Bronzini, Luisa Brunetti, Luigi M. Bruno, Lorenzo Bruschini, Donata Buccioli, Ana Bustos Guerrero, Paolo Cabrini, Nadia Camilli, Fabrizio Campanella, Antonietta Campilongo, Ciriaco Campus, Vera Canaletti, Carla Cantatore, Anna Caprifoglio, Gabriella Caramelli, Calogero Carbone, Elena Carlone, Edda Carminucci, Arturo Casanova, Tommaso Cascella, Clara Casoni, Loriana Castano, Ada Castellani, Francesca Cataldi, Elisabetta Catamo, Lucilla Catania, Rosanna Cattaneo, Maria Grazia Cavallari, Camilla Cavasola, Paolo Cazzella, Vincenzo Ceccato, Bruno Ceccobelli, Antonio Celli, Franco Cenci, Carlo Centofanti, Pascale Chau Huu, Annamaria Chianello Achillone, Sara Chiarugi, Anna Maria Chiassi, Antonia Ciampi, Mario Ciaramella, Tomasz Ciecierski, Raffaele Cimino, Laura Cionci, Elettra Cipriani, Carlo Cirillo, Mari Clemente, Eros Cola, Angelo Colagrossi, Rita Colarossi, Luisa Colella, Amalia Coletti, Carmen Colibazzi, Andrea Colombu, Nito Contreras, Stefano Corbi, Elisabetta Corona, Fiorella Corsi, Marzia Corteggiani, Irma Costa, Esmeralda Crea, Francesco Cosentino, Giovanna Crescenzi, Alessandro Crestini, Maria Letizia Crestini, Laura Cristinzio, Marcella Curti, Carlo Cusatelli, Michela Czech, Wanda Czyz, Gianni D’Anna, Piero De Grossi, Michele De Luca, Antonio De Pietro, Eleonora Del Brocco, Fausto Delle Chiaie, Vito De Simone, Edith de Hody Dzieduszycka, Francesca Rossi De Gasperis, Luce Delhove, Claudio Di Carlo, Sandra Di Coste, Adriano Di Giacomo, Graziano Di Giulio, Stefania Di Lino, Daniele Di Pietro, Laura Di Pietro, Gilberto Di Stazio, Stefano Di Norcia, Gabriella Di Trani, Elisabetta Diamanti, Marcello Diotallevi, Salvatore Dominelli, Martina Donati, Patrizia Dottori, Rocco Dubbini, Daniele Duranti, Stefania Duranti, Udo Dziersk, Pablo Echaurren, Yvonne Ekman, Marilù Eustachio, Francesca Fabrizi, Marisa Facchinetti, Marisa Venus Facchinetti, Virginia Fagini, Annamaria Fardelli, Vittorio Fava, Simonetta Ferrante, Peppe Ferraro, Agide Ferri, Maria Luisa Ficicchia, Alfonso Filieri, Danilo Fiorucci, Roberta Filippi, Venera Finocchiaro, Marco Fioramanti, Fiammetta Fiorentini, Giorgio Fiume, Paola Flavoni, Salvo Fleres, Giovanni Fontana, Ines Fontenla, Andrea Foschi, Chiara Francesconi, Maria Antonietta Franciulli, Lucio Fraschetti, Giancarla Frare, Elisabeth Frolet, Bertina Gabrione, Giovanni Gaggia, Ruza Gaguli?, Licia  Galizia, Roberto Gallaccio, Maria Teresa Gallo, Valerio Gallo, Giovanna Gandini, Fernando Garbellotto, Lilli Garzillo, Alberto Gasparri, Raphael Gasparri, Francesca Gargano, Pino Genovese, Valentina Gerini, Marinella Gherardi, Roberto Giacco, Valerio Giacone, Nella Giambarresi, Mario Giancola, Annarita Giberti, Veyonne Giostrera, Guglielmo Girolimini, Salvatore Giunta, Maria Giunti, Michela Giustolisi, Enrico Grasso, Rachel Grynberg, Enrico Guarino, Claudio Gentiluomo, Paolo Gobbi, Giuseppe Golletti, Gosti & Sandford, Alessandro Grimaldi, Giuliano Grittini, Nazzareno Guglielmi, Haebel, Jonathan Hynd, Rita Iacomino, Daniela Iannace, Velia Iannotta, Ada Impallara, Francesco Impellizzeri, Umberto Ippoliti, Tomoko Jindo, Tania Kalymerova, Suzanne Kessler, Elena Kihlman, Anna Konik, Oan Kyu, Lauren E. Kirkman, Pietro La Camera, Giacomo La Commare, Margherita Labella, Robert Lang, Andrea Lanini, Gianleonardo Latini, Maddy Le Mel, David Lester Learn, Emilio Leofreddi, Silvana Leonardi, Adrian Levy, Marcello Licciardi, Fulvio Ligi, Tommaso Lisanti, Vincenzo Lopardo, James LoParo, Massimo Luccioli, Maria Paola Lucentini, Nazareno Luciani, Maria Grazia Lunghi, Susanna Lunini, Enrico Luzzi, Robert Maciejuk, Bianca Madeccia, Cristina Madini, Elisa Majnoni, Ruggero Maggi, Maicol&Mirco, Giuliano Mammoli, Luigi Manciocco, Roberto Mannino, Stefano Marcovaldi, Valeria Mariotti, Rosario Marra, Giovanna Marrosu, Luigia Martelloni, Milena Martinez, Piero Mascetti, Fabio Marchese, Serena M. Marenco, Livia Marino Atellano, Alberto Mariani, Hanna Ewa Masojada, Daniela Mastrangelo, Cosetta Mastragostino, Antonello Matarazzo, Ann Matz, Christine Maudy, Ghislain Mayaud, Luisa Mazzullo, Rita Mele, Francesco Melone, Milli Millamaria, Carla Milone, Anna Minopoli, Edelweiss Molina, Carlo Montesi, Gianluca Murasecchi, Marina …


Indipendenza, qualità, nuovi media: le sfide dell’informazione

aprile 28th, 2009 by Redazione | No Comments

Indipendenza, qualità, nuovi media: le sfide dell'informazione

Il Baniano (www.baniano.com) organizza un incontro in orario serale: nasce così il “critical drink”, nel prestigioso contesto dei Chiostri di San Barnaba, di fronte a qualche bicchiere di vino rosso, si parlerà del futuro dell’informazione e delle regole che possono garantirne l’indipendenza.
Lunedì 4 Maggio alle 21
Tutti i dettagli su:
http://www.baniano.com/files/images/volantini/2009_05_04.jpg


Salone Internazionale del Mobile

aprile 23rd, 2009 by Alessandra Denza | No Comments

Salone Internazionale del Mobile

Anche quest’anno parte l’evento più atteso a Milano: la 48a edizione del Salone Internazionale del Mobile con tutto quello che lo circonda. La città diventa frenetica ed vivissima come in un formicaio. Milioni di persone, sempre più amanti del vero design italiano e internazionale, non solo addetti del settore, si affaccendano per visitare più cose possibile e per accaparrarsi gli inviti alle inaugurazione e feste più “in”.
Il rito dei cocktail contagia architetti, giornalisti, imprenditori, studenti, semplici curiosi. È un’occasione straordinaria di pubbliche relazioni, magari col tuo futuro datore di lavoro.
Oltre 220 mila metri quadrati di padiglioni nel polo di Rho con 2.723 aziende e 300 mila visitatori attesi, 450 eventi nei quartieri, da zona Tortona a Porta Romana, da Palazzo Reale alla Triennale. Parole chiave: creatività, originalità, visibilità. E identità: «Milano non produce design, è il design»! Muoversi, sempre, per non perdersi nulla: è la città dello stile.
Il salone del mobile si divide nell’esposizione fieristica a Rho ed eventi disseminati in città. In fiera l’esposizione si articola tra il Salone Internazionale del Mobile, il Salone Internazionale del Complemento d’Arredo, Euroluce, il Salone Internazionale dell’illuminazione e il sempre più indipendente Salone Satellite.
Una giuria d’eccezione, composta da critici, progettisti e collezionisti, tra cui Marva Griffin Wilshire, Beppe Finessi, Denis Santachiara e molti altri, ha l’arduo compito di individuare tra i numerosi candidati i designer che possiedono già un linguaggio personale e pronti per il salto.
Partendo da Zona Tortona, celebre proprio grazie alla design week, e dal colosso di Superstudio, si trova la prima risposta alla crisi. L’art-director Giulio Cappellini lancia un progetto ambizioso ma efficace: il Temporary Museum for New Design. Gli spazi espositivi di Superstudio Più e Superstudio 13 si trasformano in un museo ponte che non offre più stand o allestimenti fieristici, ma semplici esposizioni museali. Si sono lanciate in quest’impresa aziende del calibro di Foscarini, Coro, Adidas, Alcaantara, Moooi, Tom Dixon, Janelli & Volpi. Interessante anche la sezione Other worlds, other ideas, dedicata al design di altri Paesi.
Presso la Triennale si potranno visitare fino alle 22 tutte le mostre presenti, in particolar modo il nuovo allestimento del Design Museum, e poi Il fiore di Novembre, Oggetti sonori. La dimensione invisibile del Design e Made in Japan, una selezione del design giapponese sulle ultime tecnologie; per l’occasione sarà anche aperto lo spazio all’aperto del design cafè.
Una delle novità dell’anno è costituita dal quartiere Isola, che ha organizzato, con il coordinamento di Fuorisalone, una serie di eventi che vede scendere in campo tutti i commercianti, artisti e studi della zona.
Alla Statale c’è un parasole tropicale che gli indios brasiliani chiamano Oca. E poi c’è una cupola intrecciata di bambù coperta di vetro. E una casa riempita di parole, un diamante che cattura i raggi solari e una parete di verde verticale che assorbe la CO2 di Milano. Sembra un po’ ritorno al futuro e un po’ il misterioso bosco realizzato dal Buontalenti a Bomarzo il «giardino» fantastico inventato dagli architetti dentro l’Università Statale! Un gioco di specchi e di superfici artificiali come un luna park del futuro montato nel cortile maggiore del «maggiore» (con il Duomo) edificio di Milano: 43 mila metri quadrati che il Filarete aveva progettato come Ospedale, e che poi è diventato università e che da domani è percorso tra passato e futuro dell’architettura.
In esposizione sculture, architetture e installazioni di luce realizzate da designer e architetti come David Chipperfield, Marc Sadler, Mario Cucinella, Massimo Iosa Ghini prodotte da aziende come Alcantara, Dedon, Pramac, Italcementi e Oikos.
Date: 22-27 aprile 2009
Apertura al pubblico: domenica 26 aprile
Luogo: Quartiere Fiera Milano, Rho. ?Ingressi: Porta Sud, Porta Est, Porta Ovest
Orari: 9.30 – 18.30 continuato
Per maggiori informazioni:
Speciale del Corriere della Sera
Cosmit
FuoriSalone
Zona Tortona


“Quelli che con le mani ancora…”

aprile 17th, 2009 by Damiano Minozzi | No Comments

“Quelli che con le mani ancora…”

Nel tempo in cui il mondo è stordito dalla crisi finanziaria globale, nel tempo in cui crollano le borse e scricchiola il concetto stesso di globalizzazione; accanto allo stress da ufficio, agli schermi dei computer, alle cravatte sgargianti che stringono colletti troppo alti, al sudore nelle palestre; per fortuna c’è anche qualcuno che non ha dimenticato che cos’è l’abilità manuale, che cos’è la fatica del fisico, il sudore sul posto di lavoro. Quelli che con le mani ancora… Quelli che con le mani ancora lavorano, e lavorano bene. Quelli che con le mani ancora tramandano il loro sapere. Quelli che con le mani ancora si guadagnano un bello stipendio. Quelli che con le mani ancora si tolgono delle gran soddisfazioni. Quelli che con le mani ancora usano pure il cervello, e mettono su qualcosa di grande.
 
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Le foto saranno in mostra da lunedì 20 Aprile a sabato 2 Maggio 2009
presso la Libera Accademia di Belle Arti
a Roma, in via Benaco 2, tel. 06 85865917
ingresso libero – inaugurazione lunedì 20 Aprile alle ore 18,00



 Assenze/presenze 01 il Grande Grido

aprile 6th, 2009 by Alessandra Denza | No Comments


 Assenze/presenze 01 il Grande Grido

Giovedì 2 Aprile si è inaugurata al Museo Marino Marini di Firenze la mostra assenze/presenze 01 il Grande Grido curata dal nuovo direttore Alberto Salvadori. Presenti molti giovani interessati alle evoluzioni dell’arte contemporanea, collezionisti fiorentini e habitués dell’arte. E’ l’inizio di una serie di mostre temporanee volte al dialogo tra i giovani artisti e le opere di Marino Marini presenti nella collezione permanente del museo a lui dedicato.
Nel terzo dei quattro dialoghi tra Arcadio ed Eftimio in Arcadio o della scultura, di Cesare Brandi, il primo risponde al secondo: “…se nel toccare quella scultura non potrai sentire la pelle elastica e il sangue che scorre, potrai sempre stabilire un’identità fra i muscoli della statua e quelli dell’essere umano: anche ad occhi chiusi li riconosceresti”. L’impossibilità del sentire, l’assenza di una scultura e la presenza di quattro altre che ne pervaderanno il vuoto lasciato da questa, è il tema dell’ideale dialogo che si stabilirà tra il grande grido di Marino Marini e quattro opere di Bruna Esposito, Paola Pivi, Berlinde de Bruyckere e Diego Perrone.
I quattro artisti che dialogano con l’opera di Marini nell’allestimento museale rappresentano quattro punti di vista, quattro idee diverse di lavoro, di ricerca, che entrando all’interno dello spazio dedicato completamente alla sua scultura all’interno del museo possono farci sentire metaforicamente i muscoli, il sangue dell’essere che è all’interno dell’opera. ?Il Grande Grido è un’opera del 1962, periodo in cui Marino Marini aveva già raggiunto fama internazionale; da molti anni il tema del cavallo e cavaliere era il fulcro della sua ricerca. Il 1962 è anche un momento nel quale attorno a lui la ricerca di molti artisti è virata verso linguaggi diversi: sono gli anni dell’informale, dell’arte intesa anche come espressione del gesto.? Marini è come intrappolato dentro la sua grande scultura: soffre, attacca la materia, disgrega la forma, fino ad arrivare più avanti negli anni a separare definitivamente cavallo e cavaliere. Per l’artista, le sue sculture rappresentavano anche il tormento degli avvenimenti del secolo scorso, e l’inquietudine dei suoi cavalli aumentava sempre più, stremando il cavaliere fino a fargli perdere il controllo sulla bestia.
Il lavoro di Berlinde de Bruyckere, Lichaam (Corps) (2000-2006), si pone alla presenza dei visitatori come una rielaborazione del tema del cavallo lacerato e disteso, rappresentazione di una sofferenza molto forte, di una contorsione della condizione naturale, metafora della morte attualizzata sulle tragedie contemporanee attraverso le pelli di cavallino a ricreare il corpo dell’animale.? L’opera di Diego Perrone, Senza titolo (2008), dialoga con il grido attraverso il processo del divenire in diversi momenti di un’idea, di un’opera, attraversando sia le fasi concettuali sia quelle legate alla realizzazione dell’opera stessa, in questo caso la riproduzione tridimensionale del processo di fusione: l’identità tra i muscoli della statua e quelli del corpo umano. Paola Pivi presenta Old is gold (2007), una scultura composta da un numero altissimo di lamelle color oro e argento formanti un parallelepipedo apparentemente monolitico ma intrinsecamente frammentato. Questo lavoro di Pivi ci svela uno dei temi centrali della ricerca dell’artista: la ripetizione e la singolarità, creato in questo caso dalla presenza di uguali elementi come frammenti di un insieme determinanti l’unicità di una scultura. Infine l’essenza di una forma condotta ad un singolo punto, dove tutte le direttrici, dove tutte le forze confluiscono: il lavoro di Bruna Esposito, Perla a piombo (2007). Il filo a piombo indica un punto esatto dove la concentrazione degli elementi convergono definendo la collocazione delle forze messe in campo e i rapporti stabiliti dai diversi lavori. Il tutto impreziosito ancora una volta da un elemento, la perla, che si ripete, data la somiglianza di una con un’altra, ma che invece singolarmente esprime un’unicità, per definizione irripetibile e irriproducibile.
La presenza di quattro opere di artisti contemporanei vuole essere l’inizio di una serie di dialoghi, dal titolo assenze/presenze, che avvicinano l’arte di diversi periodi a Marino Marini, che nella coerenza di una vita spesa tra pietre e bronzo non ha mai smesso di cercare la sua fonte.? Del resto così è l’arte da sempre: ricerca di un’esperienza possibile, attraverso parole, oggetti, pensieri che divergono dalla realtà o che ci immergono nella realtà che fino a un momento prima non avevamo percepito, visto, sentito.? AssenzePresenze: il grande grido rimarrà aperta fino al 23 maggio.
Immagine Marini
IL MUSEO
Il Museo Marino Marini è collocato all’interno della ex-chiesa di San Pancrazio, tra via della Vigna Nuova e piazza Santa Maria Novella. Costituito in prioria dopo il 1100 subisce una radicale ristrutturazione del convento che viene completata tra il 1457 e il 1467 dall’intervento di Leon Battista Alberti, patrocinato dai Rucellai. Dopo l’epoca napoleonica, nel 1988 riapre uno spazio museale che coniuga felicemente antico e moderno attraverso una laboriosa opera di restauro, progettata dagli architetti Bruno Sacchi e Lorenzo Papi.
Museo Marino Marini
Firenze, Piazza San Pancrazio
Informazioni: tel. 055.219432 – email: [email protected]
Orario di apertura: dalle 10 alle 17, esclusi la domenica e il martedì.


Il Rifugio di Agatha Christie

aprile 4th, 2009 by Giacomo Marconi | No Comments

Il Rifugio di Agatha Christie

La Compagnia Teatrale dell’Associazione Culturale “Orsa Minore” presenta IL RIFUGIO, giallo in tre atti di Agatha Christie.
“Il Rifugio” (The Hollow) è un adattamento per il teatro fatto da Agatha Christie del suo omonimo romanzo scritto nel 1946 e tradotto in italiano con il titolo “Poirot e la salma”, in cui la Christie ha eliminato il personaggio di Poirot e lo ha sostitutito con un detective di Scotland Yard, l’ispettore Colquhoun.
La stessa Christie ammise che Poirot non le stava simpatico e dichiarò che nel romanzo lo aveva inserito solo per abitudine.
Il testo teatrale fu dato la prima volta alle scene nel 1951 a Cambridge e a Londra qualche anno dopo.
Di seguito la trama:
In un’accogliente villa avvolta dalla campagna inglese, Lady Lucy Angkatell, un’anziana e carismatica signora molto “old english”, e suo marito Sir Henry invitano parenti ed amici per trascorrere insieme il weekend.
In questo contesto, all’apparenza sereno e tranquillo, si consuma la tragedia: nel giro di poche ore infatti, il dottor John Christow, un affermato medico, viene ucciso da un colpo di pistola ed un pesante sospetto ricade sulla fedelissima moglie Gerda.
Ma non hanno forse “tutti dedotto con troppa fretta che sia stata proprio Gerda a sparare”? In fondo tutti i presenti avevano qualcosa da nascondere, segreti inconfessabili e, probabilmente, qualche valida ragione per desiderare la morte del dottor Christow.
L’ispettore Colquhoun sa benissimo quanto possa essere difficile domare gli istinti quali l’odio, la vendetta e il rancore e scopre l’assassino indagando sull’animo umano di ogni singolo personaggio. Sono infatti le passioni segrete le vere protagoniste della storia, quei sentimenti forti e indomabili che non possono essere tenuti nascosti sotto il giogo di un perbenismo vittoriano.
Tra i motivi che hanno spinto la Compagnia ad affrontare il testo, c’è la convinzione che si tratti di un giallo non incentrato solo sulla storia e la suspense che una buona realizzazione suscita negli spettatori, ma anche sulla personalità dei personaggi.
Ogni ruolo non è definito, i caratteri emergono poco a poco con le loro debolezze e contraddizioni. C’è una grande profondità in tutti i personaggi che permette agli attori di non limitarsi ad interpretare macchiette e stereotipi, ma a trasmettere passioni intense, moderne, invitando il pubblico a partecipare sinceramente alle sensazioni ed emozioni vissute davanti ai suoi occhi.
TEATRO NUOVO – Via Fanfani 16, Firenze
Giovedì 23, Venerdì 24 e Sabato 25 Aprile 2009 ore 21:00
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA – POSTI NUMERATI
INGRESSO RISERVATO AI SOCI
E’ possibile associarsi la sera dello spettacolo
Info e biglietti:
Costo del biglietto: 5,00 euro
E-mail: [email protected]
Tel.: 339 8950482

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Pino Genovese o la memoria dell’Umano nel Divino

marzo 29th, 2009 by Michelangela Di Giacomo | No Comments

Pino Genovese o la memoria dell’Umano nel Divino

Sfogliavo il catalogo dell’ultima mostra personale di Pino Genovese presso il Centro d’arte contemporanea “Luigi Di Sarro” a Roma, con la presentazione di Anna Cochetti. Un senso di minima grandezza e tranquilla ansia mi ha pervaso al soffermarmi sulle belle foto in b/n, al lasciare all’opera-paesaggio di risucchiarmi con la sua magnetica attrazione. Nelle opere di Pino, spazio, tempo e materia si fondono in un unico fluire dell’esperienza umana a contatto con il mondo circostante, espandendo la percezione del sé all’estremo limite dell’umanità intera e del presente agli albori dell’uomo e ad un futuro percepibile, minaccioso e bramato. L’azione artistica di Pino, all’incrocio di vie tra Land Art, scenografia, fotografia e “sciamanesimo” si sostanzia nella costruzione di forme primordiali con materiali primari, che, attraverso la percezione immediata di un’immagine atavica, radicata in una memoria subcosciente dell’umano che fu, focalizza l’attenzione cosciente in porzioni di paesaggio di cui si limita a spostare e ricollocare dati già presenti dando a loro un significato nuovo, nella costruzione di un edificio inserito in categorie antropiche a partire da un caos naturale di per sé foriero di presagi di morte e di angosciose sensazioni. Mambor, tra i testi in catalogo, sottolinea con chiarezza come le opere di Pino Genovese possano fungere esattamente da “antidoto alla nostra paura”, permettendo di svelare, attraverso la narrazione e la memoria, personale e collettiva, il senso di un agire umano che traccia all’interno e a scapito della natura i propri percorsi circolari di nascita-morte-nascita. Lo sguardo sciamanico dell’artista, più oggetto di interessi antropologici che artistici, staglia ed enfatizza il sacro in quei piccoli spazi lasciati ancora liberi in un mondo fortemente connaturato dalla presenza e dall’imposizione dei ritmi dell’uomo. Così luoghi che razionalmente sappiamo essere inglobati ormai in una colata di cemento e acciaio inox, il Lido dei Pini di Roma, le dune di Nettuno, sembrano, grazie al taglio impressogli dell’artista-fotografo, riconquistare una quiete, un silenzio e un senso di desertificazione e di vuoto nel quale l’uomo-spettatore, lasciandosi accompagnare dalla guida dell’artista, torna a contatto con il sé e con l’altro da sé, il divino, qualsiasi forma esso assuma. In pochi tronchi, in poche pietre, attraverso la guida dello sciamano, si ricoagula e ridefinisce un universo di percezioni e cognizioni assopite che ricolloca l’esperienza di ciascuno nel quadro dell’esperienza dell’umanità tutta, che riporta ciascuno ad affrontare le proprie domande più intime sull’essere, l’esistere, il vivere e il destreggiarsi continuo di ciascuno alla ricerca di una conferma della propria “umanità”, della propria unicità rispetto ad una biologia che riporta la condizione umana ad una semplice esistenza naturale in un contesto di infinite forme e di lunghissima durata nella quale si fonde, si diluisce ed infine si perde. L’uomo-spettatore, guidato dall’artista-sciamano, disperdendosi nel tutto riconquista la propria umana, sovrastrutturale unicità. E l’arte e l’artista riconquistano un senso sociale in una collettività che sembra attribuire al fare artistico un ruolo di mero esorcismo alle paure private dell’artista, una mera terapia del male di vivere intimistico del singolo.
Altre informazioni:
http://www.teknemedia.net/pagine-gialle/curatori/Anna_Cochetti/dettaglio-mostra/35274.html


Film di Luce Solida

marzo 27th, 2009 by Luigi Galimberti Faussone | No Comments

Film di Luce Solida

L’opera di Anthony McCall si situa tra scultura e cinema, conferendo all’oggetto artistico una dimensione spaziale con la prima e il movimento con la seconda. I suoi film di luce solida (o Solid Light Film) vengono esibiti in spazi scuri, riempiti di una fitta ma sottile nebbia artificiale, grazie alla quale le proiezioni generano delle figure tridimensionali. Le figure, che prendono forma di ellissi in movimento o di onde, creano volumi di luce che permettono al pubblico di non essere passivo spettatore ma attivo fruitore e ri-creatore dell’opera (vedi You and I Horizontal III, 2007).
La corporeità delle opere di McCall si manifesta come una relazione dinamica tra due entità luminose e materiali (i corpi), come chiaramente evidenziato già dai titoli Between You and I (2006) e Coupling (2009). L’architettura creata dall’interazione tra i volumi di luce, i corpi del pubblico e lo spazio ospitante è permeata di associazioni fisiche, se non addirittura fisiologiche, come le ha definite il critico statunitense Hal Foster nel saggio Light-Play pubblicato nel catalogo della mostra.
Le opere esposte sono proiezioni verticali in gran parte inedite e prodotte tra il 2004 e il 2009: Breath I e Breath II (2004), Breath III (2005), Between You and I (2006), Coupling (2009) e Meeting You Halfway (2009), che è stata concepita e prodotta espressamente per Hangar Bicocca. I proiettori sono collocati a circa 10 metri di altezza, cosicché ogni immagine proiettata è larga tra i 3,3 e i 4,5 metri di larghezza. La durata dei film (in loop) va dai 15 ai 32 minuti.
Anthony McCall (nato nel 1946 a St. Paul’s Cray, Gran Bretagna) inizia a lavorare con film e performance nei primi anni ‘70, e può essere considerato uno dei più importanti rappresentanti del cinema avant-garde londinese degli anni ’70 con i film Argument (1978) e Sigmund Freud’s Dora (1979) che esaminano dibattiti contemporanei e nozioni di rappresentazione, genere e sessualità. L’artista ha ideato il suo primo film di luce solida nel 1973 con Line Describing a Cone. Un recente interesse per l’artista è risultato in una moltitudine di presentazioni del suo lavoro in musei e gallerie a livello internazionale, dei quali si possono citare le seguenti istituzioni: Whitney Museum, New York (2001-02); Museum Moderner Kunst, Vienna (2003-04); Hartware Medien Kunstverein, Dortmund (2004); Hayward Gallery, Londra (2004); Kunsthaus Zürich, Zurigo (2006); Hamburger Bahnhof, Berlino (2006-07). Più recentemente è stata presentata la mostra d’indagine itinerante Elements for a Retrospective iniziata al Musée de Rochechouart, Francia (2007) presentata poi alla Serpentine Gallery di Londra (2007-08), e all’Utzon Center, Aalborg in Danimarca (2008-09).
Una notazione conclusiva merita lo spazio espositivo. L’Hangar Bicocca è un gioiello della scena artistica e culturale milanese. Questo ex stabilimento industriale una volta appartenuto al Gruppo Ansaldo è uno spazio maestoso (circa 15.000 mq) capace di dare vita a produzioni artistiche uniche nel panorama cittadino per impatto scenico, ma anche per l’eminente qualità artistica delle esposizioni (ad esempio, la recente It Is Difficult di Alfredo Jaar, in collaborazione con lo Spazio Oberdan). Andateci: vivete Milano!
Breath [the vertical works] di Anthony McCall, 20 Marzo – 21 Giugno 2009, Hangar Bicocca
Il catalogo, pubblicato da Edizioni Corraini (www.corraini.com), sarà disponibile dal mese di Aprile.
Hangar Bicocca
Via Chiese 2, Milano
Orari: mar-mer-ven-sab-dom, 11:00-19:00; gio 14:30-22:00; lun chiuso
Biglietto: intero €8; ridotto €6
Tel. 0039 02 853531764
www.hangarbicocca.it


Mare 2.0

marzo 24th, 2009 by Redazione | 2 Comments

Mare 2.0

Città2.0 lancia Mare2.0, un concorso fotografico volto a dare una panoramica reale dell’attuale scenario che caratterizza la costa palermitana.
I partecipanti al concorso dovranno produrre una coppia di fotografie, delle quali una ritragga un panorama costiero incantevole e l’altra una scena di degrado, sempre nei pressi del mare: le immagini dovranno riguardare il tratto di costa che va da Capo Gallo a Romagnolo.
Successivamente le coppie di foto più eloquenti saranno premiate da una commissione di esperti e appassionati di fotografia, architettura e biologia.
Le foto dovranno essere inviate entro il 15 maggio all’indirizzo [email protected]; la cerimonia finale si svolgerà il 23 maggio, in occasione dell’anniversario della morte di Giovanni Falcone.
Alla stessa seguiranno una serie di mostre itineranti, in luoghi simbolo della cultura della nostra città.
Saranno messi in palio per i vincitori premi e servizi disponibili presso i partners della manifestazione.
Città2.0 vi invita a partecipare numerosi!
Per maggiori informazioni visitate www.cittaduepuntozero.it : il sito seguirà la campagna passo dopo passo, pubblicando le foto inviate.
Si segnala inoltre il gruppo di Città 2.0 su Facebook, per ricevere aggiornamenti costanti sulle attività portate avanti dal movimento.



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